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Fossato di Vico è un piccolo borgo della provincia di Perugia che si compone di due parti, una pianeggiante che si sviluppa lungo la strada Flaminia e l’altra, Fossato Alto, il borgo storico medievale, arroccata sulla collina

Il Borgo di Fossato di Vico

Fossato di Vico è caratterizzato da due anime: quella della zona pianeggiante, in continua espansione, e quella storica e tipicamente medievale di Fossato Alto. Le antiche costruzioni in pietra, i vicoli stretti e suggestivi, contraddistinguono questa parte del borgo circondato da lussureggianti boschi di macchia mediterranea con faggi, querce, aceri e ginepri.

I numerosi pascoli del Parco del Monte Cucco nella stagione primaverile si ricoprono di fiori coloratissimi come primule, bocche di lupo e viole.

 

La Storia

La presenza umana nel territorio di Fossato di Vico è molto antica e risale presumibilmente al II millennio a.C., durante l’età del bronzo. Luogo di scambi commerciali per Umbri, Piceni e altri popoli dei versanti Appenninici, nel III-II secolo a.C. venne colonizzato dai Romani, e prese il nome di “Helvillum”. La costruzione, nel 220 a.C. circa, della via Flaminia, decretò Helvillum come importante insediamento. In seguito alla caduta dell’Impero Romano il villaggio venne distrutto e ricostruito in una posizione più dominante col nome bizantino di Fossaton” (fortificazione). Il “di Vico” fu aggiunto nel 1862 dopo l’Unità d’Italia.

Tra il 1259 e il 1266 Fossato diventò un libero Comune, nel 1442 impedì a Francesco Sforza di penetrare nel castello, con un’eroica resistenza, ma nel 1500 si dovette arrendere all’attacco di Cesare Borgia, detto “Il Valentino”. Nel 1540 passò sotto il dominio dello Stato Pontificio, mentre nel periodo napoleonico si trovò ad essere terra di confine tra il Regno d’Italia e l’Impero di Francia, fino a quando, scomparso Napoleone, tornò sotto lo Stato Pontificio, nel quale rimase fino al 1860, quando divenne parte del Regno d’Italia.

Fossato di Vico, ancora oggi come nel passato, è terra di confine e di passaggio tra le due realtà regionali dell’Umbria e delle Marche.

 

Da vedere

Fossato Alto è ricca di edifici, abitazioni e opere di architettura urbanistica risalenti all’epoca medievale. Come le Rughe, vie coperte con volte in pietra a tutto sesto create con funzione prevalentemente difensiva. Sono ancora visibili gli archi che le sorreggono, le feritoie da cui prendono luce. Al centro del castello è possibile visitare il Vecchio palazzo Comunale, in passato sede della Curia e luogo in cui venivano svolte le funzioni amministrative della comunità. Oggi è la sede dell’Antiquarium comunale. Al palazzo si accedeva attraverso una porta, la Torre del Palazzo Comunale, che fino al cinquecento veniva vigilata giorno e notte e di cui, ancora oggi, si conservano le chiavi.

La piazza principale è sovrastata dalla Torre pubblica che nel Medioevo aveva la funzione di scandire il tempo attraverso il suono manuale della campana. Era utilizzata anche per le più varie segnalazioni, e così indicava l’inizio e la fine della giornata per distinguere l’attività diurne dalle notturne, obbligava il sabato alla cessazione del lavoro, convocava aringhe.

Tra le chiese presenti a Fossato quella più antica è la chiesa di San Pietro, eretta in origine a monastero dei monaci camaldolesi è precedente alla costruzione del Borgo, ipotesi confermata dal fatto che non si trova all’interno delle mura del castello.

Nel borgo è presente ancora il “Forno del pan venale”, in funzione fino agli anni della prima guerra mondiale. Le famiglie andavano a macinare grano al molino e le massaie facevano il pane in casa, avvertite da Mariano Merollini, ultimo fornaio del paese, circa l’ora in cui dovevano portare il pane al forno, per turni di cottura che cominciavano anche alle due di notte e si protraevano fino a mezzogiorno

 

 

 

Da gustare

Le tradizioni della cucina di Fossato di Vico trovano le proprie radici nella cultura contadina e nei suoi usi legati alle stagioni e alle ricorrenze religiose. Diffusa era la credenza che la notte tra il 1 e il 2 novembre i morti tornassero a casa per mangiare, perciò i contadini apparecchiavano con un piatto in più e una candelina, a lato, che doveva illuminare il ritorno dei cari defunti.

Tipico prodotto novembrino, il castagnaccio veniva fatto raffreddare, fumante sulla tavola, vicino ai cosiddetti “marroni matti” dei quali, secondo la tradizione, era sufficiente metterne in tasca due per essere preservati da influenza e raffreddore.

Molte popolazioni rurali hanno basato molti secoli della loro esistenza sul castagno, tanto che sono arrivati a chiamare il castagno “albero del pane”. Le castagne sono state una risorsa alimentare primaria per le popolazioni più povere che vivevano in montagna o nelle zone limitrofe. Per fare il pane, spesso, si aggiungeva un po’ di farina di castagne (meno preziosa ma più nutriente).

Cosa fare

Nel Parco del Monte Cucco è possibile praticare numerosi sport tra cui lo sci di fondo, il volo libero e la speleologia nella Grotta di Monte Cucco. Il Parco è coperto da circa 120 km di sentieri segnalati di varia lunghezza e difficoltà.

 

Tra le festività più importanti di Fossato di Vico troviamo la Festa degli Statuti che, festeggiata per la prima volta nel 1996, viene riproposta annualmente in tre giorni consecutivi l’ultimo dei quali coincide sempre con la seconda domenica di maggio. L’evento rievoca la pubblicazione degli Statuti Medioevali Fossatani, tra i più antichi dell’Umbria, che furono formalmente pubblicati la domenica del 13 maggio 1386. 

A Fossato è sorta l’Associazione Medioevo Fossatano, con il compito di coordinare e vigilare sulla corretta ricostruzione di scene di vita quotidiana del XIII e XIV secolo, a partire dalle scenografie e dai diversi figuranti in costume, in modo da presentare un coinvolgente scorcio dell’epoca. Gesti, costumi e scenari tipici della quotidianità medievale: per tre giorni è possibile ritrovarsi completamente immersi nell’atmosfera medievale. In questa rievocazione il territorio del Comune è suddiviso in quattro Porte che si contendono il palio (Porta Portella, Porta del Serrone, Porta del Castello e Porta Nova). Per attribuirsi il palio esse si devono cimentare nelle gare di Tiro con l’arco e nel gioco della Ciurumella.

 

 

L’11 novembre si festeggia San Martino, vescovo di Tours nel IV secolo, uno dei santi più celebri fin dal Medioevo, perché a lui sono connessi tanti detti, proverbi, riti, usanze e tradizioni gastronomiche in molti luoghi dell’Europa. Oltre a essere il protettore dei militari, lo è anche dei pellegrini.

Il giorno di San Martino è dedicato all’assaggio del primo vino novello dell’anno, accompagnato dalla degustazione delle tipiche caldarroste.

A Fossato di Vico viene organizzato l’evento “Cantine di San Martino”, un appuntamento all’insegna del vino novello e d’annata e dell’ottima cucina tradizionale. La festa si snoda per tutto il centro storico e, dal 1996, si è arricchita di un ulteriore appuntamento, la gara del vino novello e del vino d’annata, valutata da una commissione di famosi esperti del settore.

 

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