Tu sei qui

SardiniaSpopTourism: le cartoline di chi resta per chi viaggia

20.05.21

La testimonianza di Clelia, nativa di Banari e una delle sei artefici del progetto SardiniaSpopTourism nato durante il lockdown

Banari (SS), cinquecento abitanti nella Sardegna interna, nella regione che un tempo era conosciuta come “terra di mezzo”. Tutt’attorno la collina di Pale Idda, monti e altipiani di trachite rossa. Una quotidianità scandita dalla natura e dall’artigianato, animata ancora oggi dall’impronta inconfondibile della storia e dell’architettura. La Chiesa di San Lorenzo Martire (donata nel 1113 dal giudice di Torres ai monaci camaldolesi, modificata nel corso del Settecento), la Chiesa romanica di Santa Maria di Cea, la Chiesa di San Michele, il Museo d’Arte Contemporanea. E ancora i nuraghi Su Crapione, Sa Tanchitta e Corona Alta.

In quest’abbraccio eterogeneo tra cultura e natura (che raggiunge il suo acme nell’oasi faunistica di Badde Manna) è nata Clelia Porcheddu, laureata in Economia e Gestione dei Servizi Turistici presso l'Università di Cagliari e successivamente impegnata nel perfezionamento degli studi in Marketing e Comunicazione d'impresa all’Università di Verona.

Tutto procedeva bene fino a quando il mondo non si è fermato. A marzo del 2020 mi sono ritrovata a Verona da sola con la testa piena di dubbi, pensieri e paure. Ho scelto quindi di ritornare a casa, a Banari. All’epoca non conoscevo in maniera approfondita le altre mie colleghe di avventura, giusto qualche videochiamata ogni tanto. Finché, in una delle tante sere di lockdown, un po’ per sogno e un po’ per gioco, qualcuna pronunciò la parola SpopTourism. Da lì, mille idee: che ci facciamo con questo nome? Un hashtag? Un blog? Facciamo un sito web!

Ma cosa sarebbe stato per noi SpopTourism? SPOP come Spopolamento. Oggi tutti ne parlano sottolineando come i nostri paesi stiano lentamente morendo. Eppure questi luoghi conservano ancora una vitalità unica che solo i rispettivi abitanti sono capaci di alimentare. Non potevamo quindi parlare soltanto in negativo di Spopolamento. “SPOP” significa andar via, ma per noi significa anche voler restare. Ed ecco allora che la “S” diventa Sardegna; “POP” è per chi, in maniera fresca e innovativa, investe nel proprio paese; “TOURISM” perché tutto il mondo dovrebbe conoscere queste realtà virtuose. Dunque via libera a Sardinia Spop Tourism!

Un’idea nata nelle camere di ciascuna di noi, come nella mia di Banari, un piccolo Borgo che amo profondamente ma che forse non avrei preso in considerazione per il mio futuro se la pandemia non avesse creato le condizioni ideali per quella scintilla che ha fatto divampare il nostro progetto. Ad oggi S.POPTOURISM è online con decine di cartoline ed è in continuo aggiornamento. Le cartoline di chi resta per chi viaggia raccontano le storie di paesi e imprenditori. Sono un viaggio tra i borghi e i paesi più inesplorati della Sardegna alla (ri)scoperta del loro valore e delle attività turistiche e produttive che li animano, raccontati da chi il paese lo vive ogni giorno.

Ora vogliamo rendere il progetto sempre più concreto, creando vere opportunità e relazioni tra gli imprenditori della nostra community. Lavorare a tutto questo tra le mura della mia casa a Banari mi ha dato la possibilità di credere che sia davvero possibile, anche con tutte le difficoltà, riuscire a restare. La pandemia ha cambiato tante cose, comprese le nostre prospettive e priorità. L’augurio è che, esattamente come quando passa il fuoco la terra diviene più fertile, una volta passata la pandemia anche Sardinia Spop Tourism si possa rivelare come uno dei mille giovani fiori sbocciati per rendere più colorata e viva la nostra terra”.