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Turismo sostenibile | Approfondimento 5

14.01.16

Dopo una breve interruzione, riprendiamo gli approfondimenti dedicati ai temi discussi durante gli Stati Generali del Turismo Sostenibile, che si sono svolti a Pietrarsa (Na) il 2 e 3 ottobre: le riflessioni di oggi vedranno come protagonisti i temi legati a“mobilità e intermodalità”.

Per Borghi Autentici la mobilità all’interno delle destinazioni è una delle componenti del “pacchetto sostenibilità” e questa tendenza è coerente con quanto accade nel mondo del turimo sostenibile: sia per quanto riguarda la mobilità verso la destinazione, sia relativamente alla mobilità all’interno della destinazione stessa, sono diverse le proposte innovative sviluppate negli ultimi anni attraverso nuove start up. Il modello proposto di Borgo Attivo nelle Comunità Ospitali BAI, per esempio, esalta alcune delle modalità di trasporto green delle destinazioni: camminate, mountain bike, bicicletta a pedalata assistita, running e altri mezzi non a motore. Questi e altri mezzi di trasporto green possono essere sviluppati come prodotti stessi della destinazione, sia come modalità di fruizione delle risorse territoriali, sia come modalità di spostamento tra diverse destinazioni. In questo contesto si inseriscono i “viaggi evento”, come la Lunga marcia per L’Aquila e Compagni di Cammino, in cui il cammino diventa l’obiettivo stesso del viaggio. Anche i treni storici sono un’importante risorsa da valorizzare per rendere più accessibili i territori e offrire modalità alternative di fruizione, combinate magari con bicicletta o trasporto collettivo pubblico.

Ecco le questioni emerse durante il tavolo di lavoro.

Se condividete l’idea che per garantire un turismo sostenibile occorre “fare sistema”, come fate a fare sistema tra mobilità ed ospitalità? Quali sono le principali difficoltà che avete trovato?

Una premessa è d’obbligo: i temi dell’accessibilità sono molto diversi a seconda dei territori. Possiamo parlare di mobilità lenta se in alcuni territori non c’è minimamente alcuna forma di accessibilità né su rotaia né tramite aereo? Occorre dunque partire dalla considerazione che non tutto il territorio nazionale presenta le stesse caratteristiche.

Detto questo, un passaggio importante sarebbe l’integrazione tra diverse modalità di trasporto e tra diverse aziende di trasporto, per ottimizzare gli spostamenti di chi non usa l’auto.

Ma se l’ente pubblico ci si auspica intervenga sul trasporto di propria competenza, su quello turistico dovrebbe essere il mercato ad avere un ruolo integrativo: la coesistenza tra trasporto pubblico e privato, d’altronde, si può verificare lì dove c’è un forte flusso di turisti, dove ci sono i grandi numeri che consentono di garantire il servizio.

Il primo passo comunque è credere fermamente nelle strategie innovative che si vogliono mettere in atto. Ci devono essere un forte progetto e una forte strategia pubblica alla base dell’efficacia di progetti di trasporto pubblico-privato.

Per integrare la mobilità nell’attività turistica quali suggerimenti, esperienze e buone pratiche ritenete prioritario proporre?

Alcune proposte di integrazione delle modalità di trasporto individuate sono state BlaBlaCar, Taxi a chiamata, Huber o l’utilizzo di un taxi collettivo che costituisce un servizio messo a disposizione tra più comuni.

Si sono poi analizzate alcune buone pratiche messe in atto in diversi territori sia italiani che esteri:

  • a Genova, per esempio, c’è sistema di trasporto via bus che collega all’aeroporto e che offre sconti per gli altri mezzi di trasporto a coloro che lo usano spesso durante l’anno;
  • a San Diego c’è invece una buona integrazione tra bicicletta e trasporto pubblico su ferro e su gomma e i bus sono dotati una rastrelliera per le biciclette;
  • altro sistema di integrazione potrebbe essere quello tra taxi e bicicletta o l’uso del monopattino, come accade ad esempio a Londra;
  • in Alto Adige ci sono progetti che prevedono, per chi consegna le chiavi dell’auto durante la permanenza, serie di servizi e sconti.

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La sharing economy è un fenomeno di mercato difficile da evitare. Quali regolamentazioni ritenete necessario introdurre in un ottica non “difensiva” ma “costruttiva”?

Il tema della sharing economy si presenta, alla discussione, molto complesso e di non facile declinazione. La riflessione parte dalla necessità di regolamentare la sharing economy in grado di produrre reddito, ma emergono subito le difficoltà legate a questo obiettivo: ci si chiede infatti come si possa regolamentarla quando neanche si conoscono i soggetti con cui si ha a che fare. Ovvero, un albergatore può confrontarsi con un proprietario di b&b, ma come può riuscire ad intercettare la cittadina comune che organizza un home restaurant non dichiarato e dunque dagli introiti non tassati? È chiaro che si tratta di un mercato parallelo non facile da regolamentare.

Tenendo conto di tale difficoltà, alcuni partecipanti al tavolo di lavoro hanno proposto di deregolamentare il mercato tradizionale o almeno di alleggerirne la regolamentazione. Si arriva a questa proposta/provocazione: sarebbe possibile pensare di detassare del tutto le attività che producono fino a 5000 euro di reddito? Alcuni partecipanti al tavolo sono d’accordo con tale ipotesi, altri assolutamente contrari perché pensano che si creerebbero falle insanabili e molto pericolose.

Si tratta dunque di un argomento complesso, di non facile analisi, ma fondamentale per avere un quadro completo del settore considerato.

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