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Laboratori di comunità, nuove esperienze di welfare

10.04.19

Lo scorso 8 marzo, alla Scuola delle Buone Pratiche si è tenuto l'incontro "Laboratori di comunità, nuove esperienze di welfare", il cui focus è stato il welfare come fattore di coinvolgimento dei cittadini.

La Scuola delle Buone Pratiche è nata nel 2010, con la finalità di offrire agli Amministratori locali un luogo dove conoscere e far conoscere buone pratiche amministrative, per rispondere ai bisogni delle comunità locali e promuovere la cooperazione tra comuni e un rapporto più stretto tra pubblica amministrazione e individui. Per rendere dunque anche i cittadini consapevoli e partecipativi delle buone pratiche.
Le tematiche ce sono state affrontate sono molteplici, dalla gestione e riqualificazione del territorio, alla gestione di energia, acqua e rifiuti, allo sviluppo economico locale.

Lo scorso 8 marzo, alla Scuola delle Buone Pratiche si è tenuto l'incontro "Laboratori di comunità, nuove esperienze di welfare", il cui focus è stato il welfare come fattore di benessere dei cittadini, ma soprattutto come possibilità di incontro tra persone, partecipazione e costruzione di nuove  attività per aiutare i cittadini a vivere bene, un welfare comunitario e generativo, al cui centro ci sono i laboratori di comunità.
I Laboratori di comunità sono infatti il tema centrale di questa edizione: occasioni di incontro tra Amministratori locali, Associazioni e Cittadini attivi Insieme per il futuro della nostra società, sui principi di coesione e solidarietà, integrazione sociale e scambio intergenerazionale, per pensare insieme a nuovi servizi innovativi, semplici e poco costosi, creando un senso condiviso per le cose che si fanno.

La scelta di questa tematiche è fortemente legata al periodo storico in cui ci troviamo, un'epoca in cui i punti fermi della società appaiono sempre più instabili ed evanescenti, in cui appare sempre più urgente la necessità di modifiche profonde nelle relazioni tra Amministratori e cittadini, e anche l'attivazione di servizi di welfare innovativi che rispondano ai nuovi bisogni emersi dai cambiamenti sociali odierni.

 

All'incontro dell'8 marzo sono stati presentati laboratori di comunità attivati in vari territori. 

Laboratori di comunità e #operazionecomunità nei Comuni del Rhodense

È il tema presentato da Federico Gaudimundo, responsabile #Oltreiperimetri, progetto di Sercop, Azienda consortile sociale dei Comuni del Rhodense. #Oltreiperimetri, un progetto finanziato da Fondazione Cariplo per sperimentare sul territorio del Rhodense un nuovo modo d’interpretare le politiche sociali, ispirandosi a un modello di welfare comunitario e generativo. Il progetto pone al centro la comunità̀ locale capace di creare condivisione di problemi e soluzioni.

Il progetto si è svolto in quattro “#Op cafè” specializzati in 4 settori: #operazione lavoro, #operazione smart house, #operazione job family, #operazione riequilibriamoci; e intorno: eventi, laboratori di socialità e laboratori di comunità.
Al progetto hanno partecipato numerosi cittadini: dai 22 dopo 2 mesi, ai 437 dopo 36 mesi. Ipotizzando un lavoro di 3 ore la settimana per 90 settimane, per 10€ l’ora, si può calcolare un valore di lavoro dedicato di 1.179.900€.
Nel bando di Sercop per i Comuni del Rhodense sono stati presentati 34 progetti, 23 sono stati finanziati.
Gruppi di 10 persone per ogni progetto, hanno presentato proposte per rispondere a bisogni legati alla gestione del tempo e della quotidianità (es. condivisione delle necessità di cura, sostegno familiare come babysitting, vicinato solidale, banche del tempo…); o a bisogni individuati nella rigenerazione di beni comuni o luoghi di vita ad uso collettivo, finalizzati alla socializzazione, contrasto del degrado, presidio dei legami sociali (es. organizzazione di eventi di quartiere, azioni di prossimità, social street…); o, infine, per dare risposta a bisogni materiali, di risparmio, riuso e migliore organizzazione dei consumi (es.mercatini dell’usato, attivazione di gruppi di acquisto, scambio di oggetti e competenze).
In questi laboratori le persone non partecipano “perché è giusto farlo”, ma partecipano perché è utile agli altri ma anche a loro stessi.
Inoltre sono occasione di incontro tra persone di diverso orientamento politico e religioso, di diversa etnia e provenienza, che si trovano unite a lavorare insieme per realizzare obiettivi comuni.


Farelegami nelle comunità dei 48 comuni Cremaschi
È il progetto del territorio del cremasco presentato da Alberto Fusarpoli, referente per il progetto, insieme a Michela Oleotti, community maker per il distretto cremasco, Elena Brazzoli e Carla Pedrini , coordinatrici delle azioni dei Laboratori di comunità.
Con farelegami ci siamo conosciuti e abbiamo lavorato insieme in modo sistematico per il bene comune del paese, confrontandoci su che cosa è per noi la normalità a rischio e cosa potevamo fare. Abbiamo così capito che poteva essere interessante aiutare le tante Associazioni a fare qualcosa in più e farlo insieme, oltre la mission specifica: ed ecco il progetto di inclusione delle ragazze a rischio uscita dal percorso di studio e di lavoro con il cucito, il coinvolgimento della Consulta Giovani nelle attività rese sistematiche, e la scelta di persone in una fase un po’ difficile della vita per avere un ruolo attivo nel Civic Center”. “ Ci siamo conosciuti, abbiamo imparato ad aiutarci” (Testimonianze di persone che hanno partecipato ai laboratori).
Anche questo è un progetto finanziato da Fondazione Cariplo per innovare l’attuale sistema di welfare, rafforzandone la dimensione comunitaria.
Fare legami è una sfida per costruire relazioni tra persone e associazioni, individuare progetti/laboratori per rispondere a bisogni di larghe fasce di popolazione: ascoltare i bisogni e insieme progettare le risposte.

Sono stati aperti 20 laboratori ogni anno, più 18 laboratori che proseguono la loro attività anche a finanziamento esaurito; 5 laboratori aperti nei luoghi di lavoro e nelle imprese, perché nelle comunità di lavoro si trovano disponibilità e competenze.
Sono stati organizzati Laboratori di comunità per coinvolgere le persone e gli attori di un contesto definito (un quartiere, un paese, un caseggiato, un luogo di lavoro), leggere insieme i problemi, ascoltare i bisogni, progettare possibili interventi locali. 
La regia è stata affidata a un gruppo di lavoro distrettuale, con 30 operatori di diverse realtà : un luogo di pensiero, da tradurre in linee operative e accompagnare i laboratori nel momento iniziale e durante il lavoro.



Il Tavolo delle Povertà di Cornaredo: una fucina di iniziative
Progetto presentato da Daniela Calvanese, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Cornaredo.
A Cornaredo la risposta ai problemi è stata trovata con l'istituzione del Tavolo delle Povertà, che riguarda tutte le povertà:economica, culturale ed educativa, solitudine, isolamento sociale, ecc. 
Nel febbraio 2016 l’Assessorato alle Politiche Sociali e Solidarietà ha proposto una serie di incontri di confronto e consultazione con l’associazionismo locale, enti caritativi, istituzioni pubbliche, privato sociale, gestori di servizi e gruppi informali, allo scopo di valutare e delineare obiettivi, funzioni e modalità da porre alla base del percorso per la costituzione del Tavolo.
Nel giugno 2017 è stato definito un Atto d'Intesa, approvato con delibera della Giunta Comunale, con durata triennale, che definisce obiettivi e impegni dei 12 enti aderenti che lo hanno sottoscritto insieme al Comune di Cornaredo. Eccoli: ACLI San Pietro all’Olmo, AFOL METROPOLITANA, AUSER INSIEME CORNAREDO, CARITAS Cornaredo, CENTRO ITALIANO FEMMINILE, GEMEAZ ELIOR S.p.A., ISTITUTO COMPRENSIVO “IV Novembre”, ISTITUTO COMPRENSIVO “L. da Vinci”, Associazione TEMPO OPPORTUNO, FARMACIE COMUNALI, FONDAZIONE DI PARTECIPAZIONE DOPO DI NOI – Onlus.
In meno di due anni sono già attivi diversi progetti, che vedono la collaborazione anche con realtà esterne, per ampliare e migliorare le azioni di solidarietà sociale nei confronti “delle” differenti povertà:

1) Il FONDO SOSTEGNO ABITATIVO, in risposta al problema di emergenza abitativa.

2) I PASTI DELLA SOLIDARIETÀ che fornisce gratuitamente all’interno delle scuole del territorio, un numero definito di pasti a favore di alunni i cui nuclei familiari risultano essere in grave disagio economico.

3) Il RECUPERO ECCEDENZE ALIMENTARI, per ovviare agli sprechi alimentari e farmaceutici.

4) TEMPO SALUTE – Farmaco Opportuno, progetto di sostegno alla salute forme di agevolazione all’acquisto di farmaci da banco e con la costituzione di un fondo per i farmaci.

5) COMUNITÀ E RESILIENZA

6) ANALISI SUL DISAGIO ECONOMICO NEL COMUNE DI CORNAREDO


Il contrasto al gioco d’azzardo patologico

Per comunità più aperte, città e borghi più belli, vivibili e attrattivi: dalle azioni dei Comuni e delle Associazioni ai laboratori di comunità.

Progetto presentato da Maria Luise PoligSindaco di Pandino in provincia di Cremona, nei 47 Comuni Cremaschi, per una popolazione di 163.508 abitanti circa.
Il progetto, realizzato con la partecipazione di tanti soggetti del pubblico e del privato, del terzo settore e delle associazioni, ha sperimentato anche alcuni laboratori di comunità – laboratori occupazionali di comunità, li hanno chiamati – che hanno visto lavorare insieme studenti più grandi in qualità di peer educators e ragazzi più giovani, anziani con diverse esperienze, genitori e giovani.
Il risultato di questi laboratori non è stata solo la riflessione sul gioco d’azzardo e la consapevolezza dei rischi che nasconde, ma soprattutto la creazione di legami tra gruppi diversi di persone, la formazione di piccoli gruppi di comunità inseriti in gruppi più allargati.
Nel 2013 il Comune di Pandino è stato fra i primi aderire al Manifesto dei Sindaci, e ad avviare iniziative per sensibilizzare i cittadini verso i rischi dell’azzardo.

Il Consiglio Comunale di Pandino ha approvato un Regolamento per contenere il gioco d’azzardo, ha recepito le norme della Legge Regionale e ha introdotto regole nel Piano di governo del territorio per governare la localizzazione dei locali dove si può giocare d’azzardo.
Nel 2017 Pandino con altri 47 Comuni della provincia hanno partecipato al Bando no slot della Regione Lombardia, e attuato il progetto “A volte capita che …il gioco prenda una brutta piega“, che ha coinvolto attori del pubblico e del privato sociale, uniti e coesi. Il progetto prevedeva una rete di interventi comunicativi e informativi sia a livello più generale, sia in incontri più ristretti, con famiglie e anche singoli cittadini, e proprio per questo aspetto il progetto può essere collocato tra le esperienze di laboratori di comunità.

Veniva infatti prevista anche una ricerca sul mondo giovanile tramite indagini e laboratori nelle scuole , in particolare presso istituti professionali e tecnici, e laboratori in ambito extrascolastico per l’attivazione di peer educators, formati per svolgere il ruolo di educatori verso ragazzi più piccoli.
Con i ragazzi è stato importante il lavoro sulla comunicazione proveniente dai media per sviluppare una visione critica dei messaggi in circolazione (pubblicità e marketing del gioco) e produrre materiale di marketing preventivo. La collaborazione di un tecnico video/regista ha consentito di creare delle story-board e la realizzazione di due video per la sensibilizzazione sui rischi del Gioco d’Azzardo. Il materiale prodotto è stato pubblicato sulla pagina facebook della scuola, a disposizione dei ragazzi dell’Istituto, quali veri e propri spot preventivi alla diffusione dell’azzardopatia. 
Il progetto ha previsto anche la realizzazione, all’interno di laboratori, di giochi in legno, con lo scopo di sviluppare sperimentazione, cooperazione e apprendimento . Sono questi i laboratori occupazionali di comunità, che hanno coinvolto i nonni e gli anziani quali depositari di valori derivanti dalla propria storia e dalle loro esperienze umane significative, per trasmettere ai giovani antichi mestieri e giochi tradizionali attraverso esperienze vissute insieme.
I laboratori occupazionali di comunità hanno permesso di recuperare parte della cultura di un tempo , hanno dato importanza al recupero della memoria storica, per scoprire le radici fondanti della comunità locale, per rendere dignità al passato e agli anziani, che nella frenesia del vivere spesso vengono relegati a bagaglio ingombrante.
La comunità e il fare comunità è stata la chiave di volta contro l’isolamento: infatti sono l’insicurezza, la solitudine, la povertà culturale che portano a soluzioni facili, a cercare benessere nel gioco d’azzardo.

Gianfilippo Mignogna, sindaco di Biccari (Foggia) componente del direttivo nazionale dell‘Associazione Borghi Autentici d’Italia, ha presentato le attività svolte presso il proprio Comune e presso l’Associazione dei Borghi Autentici.
 “Ci capita spesso di dover trovare risposte immediate a problemi con una velocità che in genere non coincide con i tempi della politica”, dice il sindaco facendo riferimento al racconto dell’Assessore di Cornaredo, e racconta quanto successo un pomeriggio, quando ha ricevuto la telefonata di una donna che gli chiedeva aiuto perché il giorno dopo il marito sarebbe andato a ritirare la pensione, ma essendoci locali con gioco d'azzardo nella strada del ritorno, il marito avrebbe rischiato di tornare a casa senza un soldo. “Occorre fare subito qualcosa” si dice il Sindaco, che sia legittimo e non contrasti con le regole dell’amministrazione pubblica. E gli viene un’idea: chiama qualche amico per andare insieme all’ufficio postale, il mattino successivo, per intercettare l’uomo in questione. Difatti lo incontrano, e, con la pensione in tasca, lo accompagnano a casa, parlando, raccontando, e arrivando a casa senza fermate intermedie.
Un racconto semplice, che testimonia però quanto il gioco d’azzardo sia diffuso tra i cittadini, e quanto danno può fare.
Il programma dell’Associazione dei Borghi Autentici prevede il benessere sociale e la salute come un diritto di tutti i cittadini, ponendo l’attenzione sulla gestione di strutture e servizi collettivi e pubblici locali basata sulla partecipazione costante dei cittadini.
Il welfare di comunità vuol offrire ai cittadini dei borghi il diritto a stare bene, la possibilità di intraprendere una sana vita di relazione, ritagliandosi un ruolo attivo nella società attraverso una rete di protezione, di solidarietà e di servizi, nella ricerca di nuove soluzioni e nuovi modelli di servizi.
In questo contesto si sono sviluppate azioni di contrasto al gioco d’azzardo patologico, che è la negazione del benessere sociale e individuale.
L’Associazione ha sottoscritto il Manifesto dei Sindaci per la legalità e il contrasto al gioco d’azzardo patologico, che ha poi promosso presso tutti i borghi autentici. I Comuni lo hanno approvato in Consiglio Comunale prendendo l’impegno di presentarlo ai cittadini in incontri pubblici.
Oltre al gioco d’azzardo patologico c’è l’usura , che è l’altra grande piaga di questi territori e che spesso si accompagna ai debiti del gioco: per difendersi, è necessario che i cittadini diventino consapevoli dei rischi, che imparino a gestire le risorse e i risparmi, a programmare l’uso delle proprie finanze.
Biccari, dove il turismo ambientale è importante, l’Amministrazione ha deciso di escludere i locali con le slot dalle indicazioni della Coalizione locale che valorizza il territorio e i prodotti tipici e dall’Infopoint: nei diversi materiali pubblicitari non vengono inseriti i loghi degli esercenti con slot, che non vengono neppure indicati come punti di riferimento per gli ospiti e i turisti ambientali. Queste misure si sono rivelate più efficaci della riduzione della tassa sull’occupazione del suolo pubblico per i locali no slot.
È stato vincente l’aspetto sociale più di quello economico, perché alcuni locali hanno sofferto molto l’esclusione da Infopoint e Coalizione locale.
È stata un’esperienza importante, quella di aderire al Manifesto, che ha consentito di avviare una battaglia di campo contro il gioco d’azzardo, e di aiutare le comunità a diventare più consapevoli dei rischi che l’azzardo comporta.


“ Sognicomuni”: un film, un viaggio di uomini e incontri

La storia di un viaggio attraverso l’Italia, alla ricerca di sindaci e cittadini capaci di futuro: persone che costruiscono sostenibilità, accoglienza, integrazione, cultura, legalità.

Giulio Sirianni, consigliere comunale di Torre d’Isola (PV) e membro del direttivo nazionale dell’Associazione Comuni Virtuosi, ha presentato il film realizzato dai Comuni Virtuosi.
Il film è stato girato per raccontare le cose buone, positive che accadono nel nostro Paese, perché “raccontare è (anche) riuscire a dare speranza, far sognare, coinvolgere”. Si è scelto di documentare esperienze di buon governo, l’impegno e l’ingegno delle persone che riescono a migliorare la qualità della vita delle comunità locale. Il film è la storia di un viaggio attraverso l’Italia alla ricerca di sindaci e cittadini capaci di futuro. 

Il tema del consumo di suolo è una questione gigantesca su cui l’Italia è drammaticamente indietro rispetto all’elaborazione di una strategia di uscita dalla folle rincorsa al cemento. Il film racconta di Borgarello (PV), piccolo centro di 2.400 abitanti dove sono riusciti a fermare una speculazione che avrebbe portato alla realizzazione del più grande centro commerciale d’Europa.
Restituire spazio e vita al proprio fiume  è l’esperienza del Comune di Scontrone (AQ), un comune che, forse primo in Italia, ha scelto di restituire spazio e terra al proprio fiume che era stato intrappolato per la costruzione di capannoni industriali.

Due esperienze, a nord e a sud del Paese riguardano i rifiuti, dimostrano che l’alternativa allo spreco, alla produzione di rifiuti e all’inquinamento, è applicabile in qualsiasi contesto. Ponte nelle Alpi (BL) è il comune più virtuoso d’Italia, Modugno (BA) ne ha seguito l’esempio.

Una comunità virtuosa e sostenibile da un punto di vista ambientale non ha senso se, contemporaneamente, non sa essere anche inclusiva ed accogliente. Il film presenta quattro storie di grande bellezza, tre esempi concreti di integrazione e micro-accoglienzaMalegno (BS), Novellara (RE), Latronico (PZ) e Riace (RC).

La premessa fondamentale per attivare politiche virtuose è la legalità, che passa dalla trasparenza, dall’informazione e dalla partecipazione attiva della comunità. La storia concreta e virtuosa è quella di Isola del Piano (PU) con i suoi campi della legalità promossi insieme a Libera.

Riguardo alla mobilità, l’esperienza dello Smart Piedibus del Comune di Trento è l’esempio di come si possa utilizzare la tecnologia per rendere più efficace una buona pratica ormai consolidata in moltissimi comuni italiani.

I nostri borghi, per storia, tradizioni e paesaggio, potrebbero basare la propria economia su un turismo slow di qualità, dunque sulla cultura, come concretamente ci insegnano come fare Melpignano (LE) e Gravellona Lomellina (PV) .

Testimoniare pratiche virtuose è un modo per raccontare il nostro Paese, o perlomeno parte di esso, un modo per condividere le buone notizie camminando verso un futuro più sostenibile.