1.05.2016
Il Nepal in 40 scatti
La Fondazione Logudoro Meilogu di Banari (Ss), in collaborazione con l’Associazione Obiettivo Anedda, promuove in ricordo diGianluigi Anedda, il fotografo e grande amico della Fondazione, scomparso lo scorso anno, l’evento espositivo “Gianluigi Anedda. Il Nepal in 40 scatti”, 40 fotografie che raccontano di un suo viaggio nel Nepal fatto nel 2002. La mostra inaugurerà domenica 24 aprile ore 18.30.
Una mostra entusiasmante che parla di Gianluigi, uomo e fotografo, che sapeva cogliere nei suoi scatti la natura più vera del soggetto fotografato. Uomo di parola, semplice, che si accostava alle persone e al suo lavoro con il sorriso sulle labbra. Non si poteva non voler bene a Gianluigi e riconoscere in lui cultura e sapienza.
Gianluigi Anedda (1 marzo 1960 – 3 marzo 2015) – cosi continua a scrivere Stefano Fiori – la cui vastissima produzione spazia dalla fotografia industriale a quella archeologica, dai ritratti all’ambiente, dalla pubblicità all’architettura, era un esploratore e la macchina fotografica era il suo strumento di indagine. Uno strumento che nelle sue mani diventava docile e capace di afferrare i profondi legami della vita. Era anche un etno-fotografo di raro talento, capace di cogliere – in un dettaglio, in un gesto, in un viso – mondi altrimenti non sondabili nella loro intensità e nella loro multidimensionalità, nei quali il lavoro, la cultura, la storia, la sofferenza, lo spirito religioso si fondono in un continuum. Di qui l’umanità di un’opera che coincide con la profonda umanità dell’autore, come sa bene chiunque lo abbia conosciuto.
La Fondazione Logudoro Meilogu era molto legata a Gianluigi con il quale ha condiviso la maggior parte degli eventi espositivi e non solo. Ha fotografato le opere di tante mostre promosse dalla Fondazione, le sue foto risultano pubblicate nella maggior parte dei cataloghi, ma non solo ha curato la guida naturalistica Alla scoperta del Meilogu e ha fotografato tutte le opere della collezione del Museo della Fondazione. Si può affermare, senza alcuna smentita, che lui era il Fotografo della Fondazione. Lui fotografava non con la macchina ma con gli occhi, il cuore e la testa (da un pensiero di Henri Cartier-Bresson).
La mostra di Banari vuole essere un omaggio a quest’uomo, scomparso troppo presto lasciando un grande dolore a tutti quelli che hanno avuto il piacere di conoscerlo, ma al contempo una grande occasione per tanti di apprezzare il suo lavoro.
Per il giorno conclusivo della mostra (1 maggio) la Fondazione, insieme all’Associazione Obiettivo Anedda, organizza una passeggiata naturalistica nei territori di Banari aperta a tutti e che può essere compiuta dagli amanti della natura, come era Gianluigi, sia a piedi che in bicicletta. Per informazioni 079/826184 e info@fondazionelogudoro.com