Montedinove
Il borgo medievale di Montedinove sorge sulla cima più elevata della catena di colli marchigiani, godendo di una vista che spazia dalla costa adriatica ai Monti Sibillini, dal Monte Conero al Gran Sasso d’Italia. La sua quota altimetrica lo pone tra i paesi della Comunità Montana dei Sibillini.
Il Borgo di Montedinove
Il piccolo e grazioso centro storico di Montedinove conserva, ancora oggi, i resti delle alte mura medievali e si dipana attraverso strette viuzze acciottolate. Passeggiando per i vicoli non si può che rimanere affascinati dalla bellezza delle architetture, dalle abitazioni in laterizi e dalla ricchezza di particolari di arredo urbano di indubbio interesse, come i lavatoi comunali, le fontanelle dell’acquedotto del Polesio, gli eleganti edifici.
Numerose sono le ipotesi proposte dagli studiosi riguardo all’origine del nome. Una lo legherebbe al “Monte dei nove colli o contrade”, che appaiono raffigurati sullo stemma comunale e un’altra a “Monte delle nuove” intese come novelle, novità, che in passato si trasmettevano con segnali dalle alture.
Altri ritengono che sia legato alla scomparsa città di Novana, menzionata da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, che alla luce dei recenti ritrovamenti archeologici sembrerebbe essere proprio l’attuale Montedinove.
La Storia
Grazie alle prime fonti scritte, possiamo tracciare la storia di Montedinove a partire dall’invasione longobarda avvenuta nel 578, quando, i profughi ascolani, costretti alla fuga, edificarono un primo insediamento proprio in questo territorio. Nel 1099, l’abate di Farfa Berardo III, fece costruire una conta muraria a difesa del borgo.
Da altri documenti storici si apprende che Montedinove godette di una propria autonomia comunale con podestà a nomina ecclesiastica. La struttura urbana, le strette vie del centro storico e la cinta muraria sono testimonianza dell’interessante sviluppo a cui il paese venne sottoposto nei secoli XIV e XV.
All’inizio del 1600 Papa Paolo V autorizzò la costruzione di un convento per i Frati Minori osservanti Riformati nel territorio del borgo, decisione che legò ancora di più Montedinove al mondo religioso.
Nei secoli successivi Montedinove seguì il corso storico dello Stato della Chiesa fino all’Unità d’Italia nel 1861.
Da vedere
Gli edifici, le strade, i ruderi di antiche costruzioni raccontano il passato del borgo di Montedinove. Sono ancora evidenti i resti delle fortificazioni come la “Porta della Vittoria”, costruita nel XII secolo, e i ruderi della torre medievale anch’essa risalente allo stesso periodo storico. Oltre ai resti del torrione, si nota un’abitazione con una elegante loggetta di ispirazione rinascimentale, ma risalente al XVIII secolo.
Di notevole interesse sono gli edifici del centro storico. Nonostante i numerosi rimaneggiamenti, il Palazzo comunale presenta, ancora oggi, l’antica eleganza del suo primitivo impianto.
Da vedere la chiesa di S. Lorenzo, definita da molti la più bella del paese. Costruita sul sito di un precedente edificio religioso, la direzione dei lavori venne affidata all’architetto ticinese Pietro Maggi che seppe realizzare un vero capolavoro, dato dall’eleganza delle decorazioni per le quali egli si avvalse di maestranze svizzere.
Venne, invece, costruita sull’antica chiesa del crocifisso, la chiesa Santa Maria De’ Cellis, importante testimonianza della presenza dei Templari nelle zone del piceno, come si evince dal particolarissimo portale. In quasi tutte le pietre che compongono il portale sono scolpiti simboli legati all’antico ordine cavalleresco: la croce, il cerchio e la margherita a cinque petali. Ciò che subito colpisce osservandolo è la composizione in tre materiali diversi che fanno pensare ad una ricostruzione con elementi estrapolati da altre strutture preesistenti. Nel suo interno sono conservati un affresco del Paganini, che riproduce la Madonna della Misericordia e, dietro l’altare, uno splendido crocefisso del 1300.
Tappa obbligata è quella al convento di San Tommaso di Canterbury. La facciata della chiesa presenta un porticato a cinque archi. Essa risale a metà del XVIII secolo e l’interno è a una navata con un interessante soffitto a cassettoni. Nel convento è annesso anche un chiosco interamente recintato da ampie vetrate.
Da gustare
A Montedinove si coltiva la mela rosa dei Monti Sibillini, un’autentica eccellenza alimentare “gioiello del Piceno e del Fermano” e Presidio Slow Food.
Antica varietà di mela, piccola e schiacciata alle estremità, dal gusto dolce e acidulo è coltivata nella zona collinare e montana delle Marche (tra i 450 e i 900 metri di altezza). Ha un’ottima resistenza al freddo e alle più comuni avversità biotiche. La mela rosa è utilizzata come ingrediente per numerose ricette dolci e salate. Recentemente il Comune di Montedinove ha piantato 400 alberi per incrementarne la coltivazione.
Cosa fare
Le tradizioni di Montedinove hanno origini molte antiche. Da sempre, in occasione della Festa della Madonna di Loreto e dei Santi Lucia e Antonio, vengono accesi i falò nella piazza del centro storico (ma anche nelle campagne). L’usanza trae origine dall’antica civiltà dei Fenici che dedicavano questi roghi al dio del fuoco.
Tra le cerimonie sopravvissute troviamo la Festa del Piantar Maggio, che si svolge il primo di maggio nella piazza centrale. Anche in questo caso, le origini pagane si perdono nella notte dei tempi. Un albero viene piantato al centro della piazza come auspicio per il prossimo raccolto, affinché sia buono e ricco. Per gli antichi popoli pagani l’albero era un simbolo fallico che andava a fecondare, nel momento della piantagione, la madre Terra.
Altre manifestazioni da non perdere sono la Festa di San Tommaso (prima domenica di giugno), la Festa di San Lorenzo (10 agosto) e sempre nel mese di agosto l’Estate di Montedinove, con cinema, teatro e musica all’aperto.
Dedicata alla mela rosa è, invece, la manifestazione che si tiene a fine ottobre o primi di novembre tra mercatini della terra, laboratori del gusto, ma anche convegni, musica e canti della cultura popolare: Sibillini in rosa.
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