Collelongo
Collelongo un pittoresco borgo della montagna abruzzese a 915 metri s.l.m, è adagiato nel cuore della Vallelonga, parallela alla Valle Roveto, immerso tra i boschi e i monti dell’Appennino, al confine con il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Il Borgo di Collelongo
Il borgo di Collelongo ha mantenuto intatta l’architettura tipica fatta di case in mattoni, minuscole vie a saliscendi e portoni in legno e vi si ritrovano i riferimenti classici dei piccoli centri medievali: le mura di cinta, le porte cittadine, la torre, la piazza, la chiesa principale.
Dal 1988 al 2013 il maestro Fabio Rieti ha contribuito ad arricchire e caratterizzare il paese con quadri murali, molti dei quali realizzati con la tecnica del trompe- l’oeil, facendo così diventare Collelongo un museo d’arte pittorica all’aperto.
La Storia
Le presenze stanziali dell'uomo in quello che è oggi il borgo di Collelongo sono testimoniate da sparuti resti di villaggi risalenti al Neolitico mentre dell'Età del ferro (IX-VIII secolo A.C.) restano scorci di recinzioni murarie di fortificazioni rinvenute su alcuni colli, e di necropoli di tombe circolari a tumulo.
A partire dal V secolo a.C la civiltà stanziale dei Marsi caratterizzò e diede impulso all’economia del territorio soprattutto grazie all’alleanza con Roma nel 302 a.C. E' in quest'epoca che venne realizzato l'insediamento italico-romano di Amplero, tutt'oggi l'elemento più importante del patrimonio archeologico di Collelongo.
Verso il X- XI secolo, con l’insediamento di alcune comunità monastiche, apparve per la prima volta il toponimo Collem Lungum iniziando ad assumere dall’epoca medievale, anche a livello architettonico le sembianze del borgo con le mura di cinta che ne delimitavano il perimetro.
Nel 1600 Collelongo fu risparmiato dalla peste e le ricche famiglie latifondiste grazie alla posizione che agevolava la transumanza verso le regioni confinanti avviarono una florida attività legata alla pastorizia.
Tra la fine del 1800 e i primi del ‘900 i collelonghesi furono messi alla prova da una serie di eventi: il prosciugamento del lago Fucino cambiò il volto del territorio mettendo in difficoltà i contadini, iniziò un forte fenomeno migratorio che coinvolse quasi un migliaio persone ed il terremoto del 1915 causò il crollo di numerosi edifici storici, senza considerare le conseguenze della prima e seconda guerra mondiale .
Collelongo ha però saputo risollevarsi, ed oggi si presenta attivo e vivace riuscendo a mantenere intatte le proprie tradizioni e preservando quelle che sono le bellezze del borgo.
Da vedere
Collelongo offre la possibilità al visitatore di conoscere attraverso i suoi musei e monumenti la storia del borgo dalle sue origini fino ai primi del novecento.
Gli scavi dell'insediamento archeologico di Amplero hanno riportato alla luce quella che era, a più di mille metri di altitudine, una città fortificata di cui si intuisce il tracciato delle mura difensive, all’interno delle quali vi sono un'acropoli, due vicus o agglomerati urbani e le due necropoli di Cantone e di San Castro con reperti di grande interesse come edifici templari, cisterne in muratura, tombe con corredi funerari. Il ritrovamento più importante è rappresentato dal letto funerario in osso della necropoli del Cantone esposto al Museo nazionale di Chieti, mentre una copia in legno, riprodotto fedelmente grazie ad una scansione tridimensionale e poi inciso con una avanzata tecnica al laser, si trova a Collelongo.
Il Museo Civico Archeologico custodisce reperti di valore databili dal VI secolo a. C. al I sec. d. C frutto dei ritrovamenti avvenuti nella vicina Valle di Amplero. Il Museo Archeologico, oltre che per la preziosità dei reperti, merita una visita anche per ammirare la sede in cui è ospitato: l’antico Palazzo Botticelli. Lo stabile risale al XVII secolo ed è sede anche della biblioteca e del teatro.
Del passato medievale rimane la Torre Baronale posta a difesa del borgo intorno al 1000 d. C.
La torre nel Rinascimento divenne il mastio dell’adiacente Palazzo Baronale ricostruito dopo il terremoto del 1915 e riconvertito oggi in struttura ricettiva.
Dal Palazzo Baronale passando attraverso la piazza ottocentesca di San Rocco si arriva alla Fonte Vecchia, realizzata nel 1840 dove sgorgano cinque rivoli d’acqua. È a forma di lunga vasca rettangolare in pietra con bocchettoni antropomorfi scolpiti a mano dallo scultore collelonghese Francesco Sansone. Rappresentava un luogo fondamentale per il paese essendo abbeveratoio, lavatoio e principale risorsa idrica.
La Collelongo rurale è rappresentata in modo originale e creativo dal “Museo della civiltà contadina e del lavoro delle montagne abruzzesi” non il classico museo chiuso tra quattro mura, ma un percorso a cielo aperto tra le vie del centro storico che termina alla Casa del Tempo dove si può trovare una fedele ricostruzione di una tipica casa contadina del ‘900.
Gli edifici religiosi sono custodi di opere preziose. Nella chiesa di Santa Maria Nova si possono ammirare opere d'arte, tra cui un organo del 1745, che vanno dalla fine del cinquecento a metà dell’ottocento. La Cappella dei Floridi, dedicata alla Madonna del Rosario, fu eretta in occasione del Giubileo del 1700 ed è sede del Sacrario ai Caduti di tutte le guerre, mentre la chiesa di Santa Maria del Monte è tra le architetture più antiche, eretta intorno all’anno mille, in stile benedettino.
Da gustare
Chi visita Collelongo non può astenersi dall’assaggiare la cucina tipica del borgo che da tre o quattro ingredienti fa nascere piatti ricchi di gusto come la minestra impanata, ottimo modo per utilizzare il pane raffermo insaporendolo con verdure, cipolle, patate e fagioli fino ad ottenere una calda zuppa.
Rimanendo ai primi piatti la scelta ricade sugli gnocchetti con i ceci o le sagne e fagioli. Le sagne sono una pasta fresca di farina di grano duro, lavorata a mano, da cui si ricavano delle striscioline corte e sottili condite poi con sugo di fagioli. Non esiste una sola ricetta, ogni famiglia nella tradizione, personalizza il condimento a seconda di quello che ha in casa, potrà quindi capitare di trovarle arricchite da cotenne o pezzetti di prosciutto oppure in bianco con ceci o broccoli.
Tra i secondi troviamo l’agnello alla brace accompagnato da patate cotte al coppo, tecnica di cottura che consiste nell’appoggiare gli alimenti sulla brace per poi coprirli con un coperchio, il coppo appunto.
Fa da piatto unico per abbondanza di condimenti la “pizza roscia” che deve il suo nome all’utilizzo della farina di granoturco rosso. Questa focaccia cotta al caldo dei mattoni refrattari, coperta dal coppo e dalle braci del forno a legna, viene servita accompagnata da carni di maiale come salsiccia, costatine, pancetta, arrosti, ma anche da verdure come verza o broccoli.
E poi i dolci: “i merzitte” o “merzellitte”, biscotti con frutta secca (mandorle o noci) impastati con il mosto cotto e il miele e le “ciammelle” biscottini di pasta di pane di varie forme e dimensioni.
Cosa fare
Collelongo è circondato da alti gruppi montuosi e da boschi di faggio, acero e cerri nei quali vivono gli ultimi esemplari di specie in via di estinzione come l’Orso Bruno Marsicano (Ursus arctos marsicanus), il Lupo Appenninico (Canis lupus italicus), il Cervo, il Capriolo, il Gatto Selvatico, il Gufo Reale e il Falco pellegrino. Collelongo e la Vallelonga offrono molti percorsi montani per immergersi completamente in questo ambiente naturale e culturale che dal Fucino raggiunge i confini del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.
Per gli amanti del podismo Collelongo ospita nel mese di maggio una delle più antiche eco maratone italiane, l’Ecomaratona dei Marsi, affascinante percorso di 42 km tra boschi e sentieri che dai 900 metri della piazza del borgo arriva ai 1700 metri per poi affrontare la discesa e fare ritorno in paese. Nella stessa data si corre anche l’Archeo Run, che unisce allo sport la storia facendo passare i corridori nei pressi della necropoli di Amplero. È possibile, anche, grazie all’ accurato lavoro di mappatura dei percorsi e pulizia dei sentieri compiere rigeneranti camminate in mezzo ai boschi e ai prati scoprendo la varietà di flora e fauna presente nel territorio.
A luglio la montagna si unisce al mare, Collelongo, infatti, si gemella con il Comune di Cagnano Varano, dando vita alla Sagra della Cozza, di cui Cagnano è tra i primi produttori in Europa, durante la quale si possono assaporare piatti a base di questo mollusco prelibato.
Ad agosto quattro giorni di festa dal 14, considerato come vigilia, al 17.
Il 15 agosto festeggiamenti per SS. Maria Assunta in Cielo, il 16 la festa patronale di San Rocco e il 17 “Festa del ritorno” conosciuta in passato come “Festa dell’emigrante” occasione per riunire e far riassaporare la vita del borgo ai collelonghesi residenti all’estero che rientrano per le vacanze estive.
Oltre alle celebrazioni liturgiche , le giornate sono animate da tornei sportivi, sfilate di complessi bandistici che animano le vie del paese, concerti e rappresentazioni teatrali e spettacoli pirotecnici in grande stile.
Per San Martino, 11 di novembre, si festeggia l’autunno con la Festa del vino novello, con stand gastronomici ed esposizioni di oggetti della civiltà contadina allestiti nella piazza del paese.
La festa che più rappresenta le radici di Collelongo è il 16 e 17 gennaio. E' la Festa di Sant'Antonio Abate, protettore dei contadini, degli allevatori e degli animali. Nelle case addobbate con pannocchie di granturco, spighe, collane di arance, cestini di uova e frutta secca si aprono le porte e i collelonghesi offrono ai passanti piatti di cicerocchi caldi, chicchi di mais ammollati in precedenza e fatti bollire in acqua e sale all’interno delle cottore, pentoloni di rame che vengono posti a cuocere sul fuoco del camino rigorosamente mescolati con un lungo cucchiaio di legno.
Il parroco passa a benedire la cottora presso ogni famiglia che l’ha allestita, accompagnato da inni e preghiere. Per tutta la notte le vie sono animate da gente, sfilano questuanti che suonano strumenti popolari e cantano insieme ai visitatori che passeggiano tra i torcioni accesi lungo i vicoli e nelle piazze , ai quali vengono offerti vino e companatico.
Un vero e proprio rituale che si ripete dal 1689 e che inizia alle 16 del 16 gennaio e continua per tutto il giorno e la notte fino all’alba del 17.
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