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Cappelle sul Tavo è un piccolo borgo rurale che sorge su un territorio collinare tra il mare Adriatico e la catena dell’Appennino, allo sbocco della valle del Tavo, alle falde del Gran Sasso d’Italia.

Il Borgo di Cappelle sul Tavo

Il centro storico è caratterizzato da viuzze strette e lineari, con edifici risalenti a diverse epoche storiche. Curiosa e controversa è l’origine del nome Cappelle. Se si guarda alla sua etimologia, sembra derivare dall’ebraico “Cap-helle”, che significa “braccio separato”, cioè paese sparso. Per altri tale nome sembra derivare dalle antiche cappelle o chiesuole sparse nel territorio.

Piccolo borgo di 4000 abitanti, la sua economia si basa prevalentemente su piccoli commercianti, artigiani, agricoltori. Lo spirito conviviale e autentico del Borgo è rappresentato al meglio da una frase che ancora viene pronunciata dalle famiglie della comunità: “Vogliamoci bene perché non costa niente”.

La Storia

La storia di Cappelle è legata a quella del vicino borgo di Montesilvano, al quale fu legato fino al 1904 riuscendo, nell’anno successivo, ad ottenere l’indipendenza tanto agognata.

Territorio da sempre frequentato data la sua posizione strategica come zona di passaggio, venne invasa numerose volte nel corso della storia dal popolo dei Barbari.

Durante il periodo romano fece parte dell’Angulum, attuale Città Sant’Angelo, una delle quattro città in cui l’Imperatore Augusto distribuì i Vestini, antico popolo italico che abitava la Regione del Gran Sasso.

A partire dal 1830 Cappelle venne controllata dal barone Rodolfo De Landerset che si preoccupò di far eseguire dei lavori per arginare il fiume Tavo e rinforzare i declivi dei poggi. In questo modo portò avanti una valida opera di distribuzione delle acque sul territorio.

Ottenuta l’autonomia nel 1905, dal 1915 al nome Cappelle venne aggiunta la specificazione “sul Tavo”.

Da vedere

Tra le ricchezze architettoniche da scoprire nel Borgo di Cappelle troviamo la Chiesa parrocchiale di Santa Maria Luterana.

È caratterizzata da una facciata molto semplice e da un portale senza motivi scultorei sormontato da una grande finestra circolare chiusa da una vetrata istoriata che racconta il Congresso Eucaristico tenuto a Pescara nel 1977. La parte laterale è fatta in laterizio e, per un breve tratto, è coperta con un tettuccio. L’interno, ad una sola navata, è arricchito da arconi a pieno centro sulle pareti laterali intervallate da lesène terminanti con originali capitelli classici a volute e a palmette scolpite in pietra grigia. Da visitare il Palazzo dei Baroni de Landerset: risalente al ‘700 presenta mensole scolpite di particolare interesse, un balcone laterale e le finestre, contornate da rilievi a dentelli e sagome semplici.

 

Da gustare

Aglio e cipolla costituiscono da sempre gli ingredienti principali della gastronomia locale. Il loro largo uso, incoraggiato dagli studiosi di erboristeria che ne elogiano le cospicue virtù terapeutiche, ha fatto sì che questi prodotti non entrassero mai in crisi, per cui la vastissima richiesta ha favorito l’abbondante coltura.

Cappelle era conosciuta, fino a circa 30 anni fa, per la qualità delle cipolle che venivano esportate in varie località d’Italia e soprattutto nei mercati del Lazio e del Veneto. A conferma di ciò esiste un detto che afferma: “Si vu li cipolle e li femmene belle, và a li zinghere di li Cappelle”.

Cosa fare

Borgo di tradizioni, Cappelle si caratterizza per l’organizzazione di numerosi eventi legati al territorio e alla sua storia. Il 17 maggio si festeggia San Pasquale Baylon, santo Patrono, seguito, a metà giugno, dalla solennità religiosa di Corpus Domini.

Tra le manifestazioni più importanti da citare è la “Coppa Acerbo”, corsa automobilistica del circuito di Pescara che attraversa le strade del borgo.

Il tradizionale Palio delle Pupe di Cappelle sul Tavo, che si svolge ogni anno in occasione della Festa dell’estate, è in assoluto la manifestazione più sentita dalla comunità.

Tutti i rioni e le contrade del paese preparano la loro “pupa”, un fantoccio di carta pesta raffigurante una bella donna, adornato di giochi e spari pirotecnici, all’interno del quale è nascosto un eccellente ballerino che a suon di musica guida uno spettacolo davvero esilarante.

La tradizione vuole che da queste parti i contadini, per ringraziare il buon Dio per le messi raccolte e nello stesso tempo per propiziare un nuovo abbondante raccolto per l’anno successivo, ardessero dei grandi fuochi che scoppiettavano e facevano scintille, mentre tutt’intorno la gente cantava e ballava.

 

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