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8.04
Puglia
Copertino

"Gino Pisanò: l'uomo che guardava il mare"

La rappresentazione teatrale di "L'uomo che guardava il mare" di Gino Pisanò, scritto e diretto da Francesco Piccolo, presso il Borgo Autentico di Copertino, sabato 8 aprile 2017 alle ore 19.30.

Nel  Borgo Autentico di Copertino, appuntamento con la rappresentazione teatrale di "L'uomo che guardava il mare" di Gino Pisanò scritto e diretto da Francesco Piccolo, sabato 8 aprile 2017 alle ore 19.30.

"L'uomo che guardava il mare" è una rappresentazione molto importante per la storia del Salento, contraddistinto da una storia originale, che rende omaggio alla figura del Professor Gino Pisanò.

ll Salento è terra di dimenticanza e di oblio. Il Borgo Autentico di Copertino, l'istituto di culture Mediterranee  e la Compagnia Teatrale “La Busacca”, non vogliono che sia così per la figura e l’opera del Professor Gino Pisanò.

"Abbiamo approfondito i suoi innumerevoli testi in un anno di lavoro e di lettura intensissimo. Da questo lavoro di analisi e di amore per la nostra terra ne è venuto fuori un testo teatrale intitolato “Gino Pisanò, l’uomo che guardava il mare”
Il lavoro teatrale mira fedelmente a ridare parola a chi per tutta la sua vita ha dato voce alle nostre parole. Al nostro essenziale alfabeto salentino, che è dimora vitale, dimora arcaica, che è mito e magia, tarantismo e barocco. Gino Pisanò è stato un acutissimo antesignano di un nuovo umanesimo che attinge all’anima greca e latina, al mediterraneo, alla cultura europea che va dal futurismo all’ermetismo, dal memorialismo meridionale alla saggistica nord-europea. 
Particolare rilievo in questo mosaico di scrittura e riviviscenza è stato posto sulla cifra poetica di Gino Pisanò, che è un frammento d’arabesco puro e inesplorato. Gallipoli, Leuca, Otranto, il mare, le torri costiere diventano i protagonisti del verso poetico. Così come parallelamente e in modo approfondito si è indagato l’universo critico letterario di Gino Pisanò che è stato sempre un punto fermo di sintesi, di dialogo e di confronto fra le tesi di Oreste Macrì, Mario Marti, Donato Valli e Carlo Bo. La disamina minuziosa e appassionante del lungo cammino filologico di cui è intriso il suo enorme testamento di scrittura c’ha accompagnato nella riscoperta di Comi e della sua Accademia Salentina; di Bodini, Pagano, Verri. Non si è ovviamente tralasciato l’amore di Gino Pisanò per l’insegnamento dei Classici e il suo amore quasi viscerale per i giovani di cui è stato esempio fulgido di rigore ma anche di paziente e puntuale ricerca e dovizioso studio. Il testo non trascura di mettere in luce la profonda e inquieta umanità di Gino Pisanò. Il suo tormento, il suo disagio, la sua solitudine che è la stessa inevitabile solitudine di tutti i grandi salentini".