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Monteleone di Fermo

Marche

Il comune di Monteleone di Fermo, con i suoi circa 400 abitanti, si erge sulle colline fermane a circa 427 m. sul livello del mare, a metà strada tra la catena dei Monti Sibillini e la costa adriatica.

Il Borgo di Monteleone di Fermo

Monteleone di Fermo è un delizioso borgo storico, i cui primi insediamenti sono del periodo piceno e romano. Ha avuto un forte sviluppo nel medioevo che ha portato alla realizzazione di un piccolo castello, di cui si possiedono notizie sin dal 1100 d.c.. Oggi Monteleone di Fermo ama definirsi "il Borgo ideale, dove Storia, Natura e Cultura si incontrano".

La Storia

E' da ritenere che il territorio dell'attuale comune di Monteleone di Fermo, circa 8 chilometri quadrati, sia stato abitato già nell'VIII -VII secolo a. C., quando i Piceni diedero vita a un fiorente insediamento nella prospiciente area di Colle Ete di Belmonte Piceno; in epoca romana, poi, la centuriazione  della Valle del Tenna voluta da Augusto raggiunse l'Ete Vivo.

Notizie certe sull'insediamento tuttavia risalgono all' Alto Medioevo. Nel 936 è documentata la corte di San Maroto, donata all'abbazia di Farfa probabilmente dal duca longobardo di Spoleto Faroaldo II nel secolo ottavo. Era una grande azienda agraria che comprendeva buona  parte dell'attuale territorio comunale. Si estendeva verso Monsampietro Morico fino al torrente Lubrìco;  dove il declivo assumeva forme più leggere, sorgeva la chiesina di San Miche le Arcangelo (Sant'Angelo), il santo a cui erano particolarmente devoti i Longobardi. L'Ete Vivo faceva da confine con le corti di Santa Maria in Muris (Belmonte Piceno) e di Santa Maria in Strada (identificabile con Curetta di Servigliano). Nel centro amministrativo della corte c'era la chiesa di San Maroto (San Marone), che aveva cura d'anime.

Nel secolo successivo, l'XI,  si registrò una significativa fase di  insediamento. Nel 1019 si ha notizia del castello di Torricella (o Torrita) in prossimità del torrente Lubrìco, verso il confine  con Montelparo e con Sant'Elpidio Morico; lo stesso anno sono documentati il luogo fortificato di Catigliano, con la chiesa di San Martino, anch'esso confinante con Montelparo, la chiesa di Santa Maria in Paganeco(Paganico), sul versante che guarda Servigliano e Belmonte Piceno e il castello de Leoni, sul rilievo che si erge sulla corte di San Marone. Nel 1050, nel 1099 e nel 1118 è attestato il castello di Càsoli, con annessa chiesa di Santa Maria (in seguito intitolata a san Giovanni Battista),  eretta sul sito di un precedente luogo di culto; nelle vicinanze era il castello di Colle o Monte Leguni (Legoni). L'imponente torre ad esagono irregolare di Càsoli è documentata nel 1118, quando abbate di Farfa era Berardo III.

Col declino del potere economico e politico di Farfa, tra XII e XIII secolo il comune di Fermo attuò  una decisa espansione tra i bacini del Tenna, dell'Ete Vivo e dell'Aso e si assicurò un contado su cui esercitava il controllo politico, amministrativo ed economico. Tra gli oltre duecento milites “signori del territorio” che nel 1252  in cambio di protezione fecero atto di sottomissione a Fermo e ne presero la cittadinanza, quattro erano di Torre Càsoli e sei di Catigliano. Il 13 luglio 1269 si formò la “comunità degli uomini del castello di Monte Legon”, che riuniva anche gli abitanti un tempo di Catigliano e di Torre Càsoli: insieme si riconobbero come Monte Leone. E' la fase dell”incastellamento”. Dai fortilizi di campagna i piccoli capi militari pattuiscono di trasferirsi con i loro uomini in siti più muniti e sicuri. Il nome Monteleone è presente la prima volta in un documento del 1208 ed è di probabile derivazione farfense, Un leone era raffigurato in bassorilievo nel bronzo della campana dell'antica chiesa rurale dedicata a San Marone, al centro dell'omonima corte longobarda, poi farfense.

Dopo il grande sviluppo economico e culturale del Duecento,  dalla metà del secolo successivo l'Europa è investita dalla peste nera. Si calcola che nella prima ondata, tra 1348 e 1341, abbia provocato la scomparsa di almeno un terzo della popolazione totale. L'epidemia si ripropose periodicamente per circa tre secoli. Ebbe esiti particolarmente devastanti nel 1399, quando dal Piemonte si estese a tutta la penisola. Grande era la prostrazione delle persone, perchè nessun rimedio risultava efficace. Si ricorreva  alla fede e alle pratiche religiose. Si formarono le Confraternite dei Bianchi: migliaia di uomini e donne si dirigevano in processione, vestiti di bianco e in atteggiamento penitenziale, particolarmente verso i santuari mariani. Si invoca la Vergine Maria sotto il titolo della Misericordia e in suo onore venivano costruite chiese e cappelle.

Un oratorio di forma circolare, secondo i dettami dell'epoca, fu realizzato nel corso del Quattrocento dalla comunità di Monteleone, forse  in occasione di un ritorno della peste, fuori le muta del castello, in contrada Trocchio, lungo la strada che scende all'Ete. Sopra l'altare è effigiata una Madonna della Misericordia,  che sotto l'ampio mantello dà riparo sul lato destro ai devoti con veste e cappuccio bianchi e sulla sinistra  protegge altri che a lei ricorrono. Nei primo decennio del Cinquecento l'oratorio fu ampliato ed esteso fino ad assumere le forme semplici ed eleganti di impianto tardoromanico che conserva ancora col nome di chiesa della Misericordia, detta anche del Crocifisso, per la pregevole statua in legno che ora è nella parrocchiale di San Marone. L'interno della chiesa è impreziosito da un ciclo di dipinti di varie epoche e di diversa qualità, tra i più estesi di quelli conservati nel Fermano. Di particolare interesse è il Giudizio universale firmato probabilmente nel 1548 da Orfeo Presutti di Fano.

Intanto, mentre cominciava a delinearsi il borgo sul lato orientale delle mura castellane, nel 1605 i fratelli Stefano e Berardino Massarini, fecero ristrutturare e ampliare una chiesa, eretta forse nel 1563 su terra di loro proprietà, dove era  già un antico oratorio, appena fuori le mura, dedicata a Maria Vergine della Consolazione e a santo Stefano protomartire. Nel 1611 i due fratelli donarono la chiesa  agli Eremitani di sant'Agostino, che nell'abitazione contigua aprirono un  conventino, attivo fino  al 1652,  quando papa Innocenzo X decise la chiusura delle piccole comunità degli ordini mendicanti.

La chiesa, che chiudeva  verso nord la piazza che si stava  formando – oggi Piazza Umberto I – aveva  intanto assunto la denominazione di Sant'Agostino, che ha conservato fino al 1923, quando venne intitolata a San Marone. Pietro Consolini, di famiglia di notai e nipote dei Massarini, nato a Monteleone il 25 novembre 1565, a Roma entrò nell'Oratorio di Filippo Neri, fu  discepolo e confidente del santo e suo successore nella direzione della Congregazione dell'Oratorio, godendo fino al termine dei suoi giorni (31 gennaio 1643) di grande prestigio per dirittura morale e qualità intellettuali.

Per venire incontro ai bisogni religiosi della popolazione in aumento, nel 1663  Federico Beni fece costruire in contrada Asperici una piccola chiesa dedicata alla Madonna di Loreto, che l'anno successivo donò al santuario lauretano. Un discendente, Domenico Antonio Beni, nel 1798 fu eletto all'assemblea della neocostituita Repubblica Romana in rappresentanza del cantone di Petritoli, di cui Monteleone faceva parte. A lui è intitolata la piccola piazza antistante la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista.

Tra la seconda metà dell'Ottocento e i primi anni del Novecento - è del 1863, all'indomani dell'Unità d'Italia,  la denominazione Monteleone di Fermo - con la realizzazione dei palazzi Lauri, Pascucci e Felici prese forma  definitiva Piazza Umberto I, su cui si staglia l'antica torre farfense. Insieme veniva completato il borgo, agli inizi della strada che conduce verso Montelparo, mentre cuore del tradizionale incasato si confermava Piazza Mazzini, dove tra XI e XII secoli sorgeva il castello di Legoni, oggi ricordato dall'omonima Via Castello

Da vedere

La Torre Civica Esagonale è l’edificio più rappresentativo del Comune. Le sue origini risalgono al periodo farfense, fu fatta costruire dall’abate Berardo III, di forma esagonale geodedica e serviva per l’orientamento e per misurare le distanze. Fu usata come campanile alto, come magazzino in basso e come cimitero ipogeo, utilizzato fino al periodo dell’editto napoleonico (Editto di Saint-Cloud, 12 giugno 1804), con la creazione poi di un cimitero monumentale fuori dal centro storico. La sede dell’attuale Comune, nasce sulle mura dell’attuale Castello, arrivando fino a toccare uno spigolo della Torre.

La Chiesa di S. Giovanni Battista è stata costruita sulle mura dell’antico castello nei secoli XII-XIV, ha un portale in cotto del XIV sec. con un architrave paleo-cristiano. L’interno a tre navate è stato affrescato nel primo dopoguerra con alcuni episodi della vita di San Giovanni Battista; vi si conservano, sull’altare maggiore, le statue del santo, al quale la chiesa è dedicata, di Sant’Antonio Abate e di Santa Filomena, in una nicchia a sinistra la Madonna del Soldato e cinque quadri di pregevole fattura raffiguranti S. Francesco da Paola, S. Francesco d'Assisi, la Madonna di Loreto, la Madonna con Bambinello e S. Giovannino (XVIII sec.)ed un ultimo raffigurante la Madonna del Rosario con al centro la raffigurazione del paese nel prima metà del 1600 circa con a lato san Pietro e san Domenico(realizzati tra il XVI ed l XVII sec.)

La Chiesa di San Marone è stata costruita nel XV secolo accanto ad un convento di frati agostiniani, mentre il campanile è stato costruito in epoca recente con i mattoni della vecchia chiesa rurale di S. Marone. Conserva al suo interno il Crocifisso di legno di fico del XVI sec. e due tavole di scuola crivellescaprovenienti dalla Chiesa di Santa Maria della Misericordia, una tela diS. Marone che porta in mano un libro su cui poggia l’antico castello di Monteleone con ai lati S. Michele Arcangelo e S. Martino vi è inoltre una Croce astile, sbalzata in argento con campanelli, che all’interno racchiude la venerata reliquia della croce di Cristo, realizzata da Fra Bartolomeo da Montelparo (1524), proveniente dalla Chiesa di Santa Maria della Misericordia.

La Chiesa della Madonna della Misericordia è un edificio di culto di inizio cinquecento che si incontra prima di entrare nel centro storico, mentre in lontananza si scorge la torre esagonale del castello, da sempre caratterizzato da un alto valore storico - artistico. Nata come edicola viaria che il tempo ed i fedeli hanno trasformato in santuario contro la peste. Inizialmente era la sede in cui era collocata la celebre croce astile (sbalzata in argento e rivestita da pietre preziose), ragione per cui è soprannominata dagli abitanti del posto anche come “Chiesa del Crocifisso”. L’edificio presenta una pianta a navata unica con terminazione di un’abside trilobate, unica nel suo genere per la forma architettonica e per ospitare al suo interno un celebre affresco dell’Orfeo Presutti, “il Giudizio Universale”. L’intero immobile è totalmente affrescato anche con immagini di una natività e di altri Santi.

La Chiesa della Madonna di Loreto risale alla metà del XVII secolo per l’esattezza al 1663, quando per volere di Federico Beni (la data di fondazione è confermata dalla presenza di un’insegna lapidea situata sopra l’ingresso), venne fatto costruire un edificio di culto inizialmente di proprietà e su fondo privato, donato l’anno successivo nel 1664 al Santuario Lauretano, che ne diventò proprietario.  La piccola cappella rurale si presenta con una pianta estremamente semplice ad un’unica aula, dalle dimensioni estremamente ridotte e priva di ambienti di servizio, come una sagrestia o anche delle piccole cappelle. All’interno dell’aula è presente una suddivisione tra presbiterio e spazio per i fedeli, mediante un piccolo salto di quota.

Il Museo della Civiltà contadina è un locale ristrutturato con fondi sisma e destinato a creare un polo museale, che intende ricreare l’atmosfera della vita di tutti i giorni di un contadino tra il XIX e il XX secolo, allestito con attrezzature originali donate da una cittadina monteleonese.

Il Parco dei Vulcanelli di Fango è composto da sei vulcanelli che producono eruzioni fangose dal sottosuolo che si verificano sporadicamente. Si trovano lungo il percorso del fiume Ete vivo ed è un fenomeno naturale di cui ancora si sa poco. Una peculiarità del territorio che, con il progetto “I Segni dell’Acqua”, è stata tutelata e valorizzata.

Contemplato, sin dall’antichità, come misterioso ed affascinante evento naturale, ribattezzato con plurimi e curiosi appellativi in relazione alle leggende ed ai dialetti propri delle regioni che lo ospitano, il fenomeno del “vulcanismo sedimentario” rappresenta, probabilmente, il capofila di una folta schiera di ricchezze naturalistico-paesaggistiche, proprie del nostro territorio, che male, e molto spesso affatto, vengono protette, valorizzate e “sfruttate” in visione di un ampliamento delle conoscenze scientifiche, del territorio che ci ospita e della promozione turistica. Le diverse manifestazioni del fenomeno risultano ricollegabili principalmente alla formazione, da depositi sotterranei di materiale organico, di gas naturale ed idrocarburi che, restando intrappolati in strati impermeabili di argilla, possono raggiungere pressioni considerevoli fin quando, intercettate vie di fuga attraverso fratture o zone ad argilla non consolidata, trascinano con sé il silt degli strati profondi investendo, talora, riserve di acque fossili (a volte salso-bromoiodiche) e falde acquifere.

I calanchi. I paesaggi collinari argillosi di alcune regioni, tra le quali anche quella marchigiana, sono interessati spesso da vasti sistemi di erosione a solchi (gullyerosion) che nella letteratura italiana sono detti “calanchi”. I versanti coinvolti hanno un aspetto caratteristico, modellato dall’acqua che incide la matrice argillosa creando un reticolo organizzato simile ad un piccolo bacino imbrifero, con interfluvi ridotti a tratti piccolissimi o del tutto limitati a sottili creste.

Da gustare

La genuinità dei prodotti marchigiani si incontra a Monteleone di Fermo in un caleidoscopio di sapori che abbracciano tutta la regione.

Cosa fare

Maggio: passeggiata naturalistica all’interno del Parco dei Vulcanelli di Fango, passando per le principali bocche eruttive, lungo l’argine del fiume “Ete vivo” con la possibilità di ammirare una area verde quasi incontaminata.

Giugno: Nice Lion tour, passeggiate naturalistiche ciclo- pedonali nel territorio del comune.

Luglio: Festival di storia “I giorni e la storia” giunto alla VII edizione ogni venerdì del mese di luglio;

Festival “Le parole della Montagna” organizzato dall’associazione Smeriglio con il comune di Smerillo nel primo weekend del mese di luglio.

Agosto: Festa della Madonna del Soldato un appuntamento particolarmente sentito dai parte dei monteleonesi che ebbe inizio durante la seconda guerra mondiale. La prima domenica del mese di agosto si venera la statua della Madonna del soldato realizzata dalle famiglie madri, padri, moglie e sorelle di coloro che erano in guerra affinché i propri cari potessero fare ritorno dalla guerra sani e salvi.

Settembre: Festival del salmone affumicato organizzato e curato dalla ADS Monteleone Sporting Club house in.

Novembre: Pranzo di San Martino, la prima domenica successiva alla celebrazione di San Martino, tradizionale pranzo di degustazione per ritrovarsi insieme in onore il santo a cui era dedicata un’importante fiera nel mese di Novembre.