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Il borgo di Aggius, nel nord Sardegna, vanta una meravigliosa vista dominata dal poderoso massiccio del Limbara, la cui cima più alta, Punta Balistreri, s’innalza fino alla quota di 1.359 mt s.l.m.

Il Borgo di Aggius

Situato a 514 metri sul livello del mare, Aggius è un tipico paese della Gallura, immerso nelle rocce granitiche, muretti a secco e nuraghi, ai piedi della seghettata cresta montuosa detta “Monti di Aggius”, che comprende le punte: “Monti di Mezu” (mt.782), “Monti Sotza” (mt. 778), “Monti Polcu” (mt. 675), “Monti di la Cruzi” (mt. 667), “Monti Pinna” (mt. 680) e “Monti Fraili” (mt. 645).

Il panorama si estende dall’Asinara sino all’arcipelago della Maddalena e alla Costa Smeralda. In giornate limpide si possono ammirare le ventilate Bocche di Bonifacio e la vicina Corsica con le riconoscibili falesie di Capo Pertusato, mentre nel periodo invernale e primaverile si ergono nitide le alte cime innevate.

Aggius si presenta come un equilibrato alternarsi di rocce granitiche, boschi secolari di lecci, di sughere, macchia mediterranea, pascoli e vigneti, ai quali il mutare delle stagioni conferisce aspetti e colorazioni variegate.

Aggius è un borgo autentico che segue gli indirizzi della Comunità Ospitale dove le persone, l'amministrazione e gli operatori sono impegnati nel migliorare costantemente l'organizzazione e la qualità dell'accoglienza turistica.

La Storia

Le origini di Aggius risalgono all’epoca preistorica, come dimostrano le tracce ancora presenti in tutta l’area circostante il centro abitato.
Antica e importante “villa” della Curatoria di Gemini, il suo territorio vastissimo includeva anche i comuni di Trinita’ d’Agultu, Badesi e Viddalba, fino alla recente acquisizione della loro autonomia comunale.

Terminato il periodo Giudicale, Aggius fu conteso dalla famiglia Doria, dagli Arborensi e infine dalla Repubblica Marinara di Pisa che esercitò il controllo sull’intera area, sino all’arrivo della dominazione prima Aragonese e poi Spagnola.
Fu proprio la presenza spagnola a influenzare dialetti, tradizioni, usi e costumi locali in modo estremamente marcato. Questo dominio durò circa 400 anni fino a quando nel 1720 Aggius passò sotto il dominio dei Savoia.

Aggius viene ricordato nella prima metà del Seicento come centro di falsari. La “zecca” si sarebbe trovata su uno dei suoi monti, che per questo fu chiamato Fraili (fucina del fabbro).

Per tutto l’Ottocento la popolazione venne dilaniata da numerose faide familiari, la più famosa fu quella tra i Vasa e i Mamìa dalla quale Enrico Costa si ispirò per il romanzo ‘Il Muto di Gallura”. Pochi conoscono il curioso fatto avvenuto nel 1848, quando Aggius divenne “Repubblica” per quarantotto ore, investita da quel movimento che in Europa prese il nome di “primavera dei popoli”.

Da vedere

Nel centro storico del paese, l’elemento predominante è il granito a vista, presente nelle murature degli edifici e negli infissi esterni. Quartieri, vie e piazze conservano antiche denominazioni: l‘Aldia (posto di guardia, casello daziario), Paràula, Speslunga, Lu Cunventu, Piazza di li Baddhi (Piazza delle danze).

Nell’abitato vi sono quattro chiese: la Parrocchiale dedicata a Santa Vittoria, un’altra dedicata alla Madonna D’Itria e gli oratori di Santa Croce e del Rosario.
La Chiesa di Santa Vittoria, stando a documenti rintracciati in Curia Vescovile, fu eretta nel 1536. Alcune parti sono state ristrutturate in epoche più recenti, come la facciata principale, ricostruita nel 1856 e il campanile, alto 33 metri e costruito nel corso del XX secolo.

La Chiesa di Nostra Signora del Rosario e la Chiesa di Santa Croce, sedi delle omonime confraternite, recano delle scritte negli architravi posizionati all’ingresso. La prima reca la scritta O.D.R. A. 1727, la seconda "O.D.S.C. 1709: si tratterebbe di datazioni relative a dei restauri.

La Chiesa di Nostra Signora d’Itria risale alla metà del ‘700 e fu costruita dalla Famiglia Tirotto come ringraziamento alla Madonna per il ritorno di un familiare caduto nelle mani dei Saraceni.
Numerose le chiese del territorio circostante: Santu Petru (San Pietro di Rudas), Santu Jagu (San Giacomo), Santu Filippu (San Filippo), Santu Lusunu (San Lussorio), Madonna della Pace situata nella borgata di Bonaita, dove ancora vengono svolte feste campestri legate al mondo agricolo, alla protezione dei raccolti e dei lavori nei campi.

La natura regna incontaminata nel borgo di Aggius. Il lago artificiale di Santa Degna, ottenuto con lo sbarramento del Rio Mannu, è un luogo selvaggio d’incantevole bellezza fatto di sentieri impervi, di sugherete e alture in granito. Queste ultime dominano la Valle della Luna, o Piana dei Grandi Sassi (Li Parisi), un luogo affascinante dal profondo silenzio. Nella valle è possibile visitare una delle strutture nuragiche più imponenti e in miglior stato di conservazione di tutta la Sardegna: il nuraghe Izzana. Datato tra il XVI e il X secolo a.C., il nuraghe presenta due ingressi, una grande camera circolare chiusa a falsa cupola (la tholos), e una serie di corridoi e nicchie che le conferiscono un aspetto quasi labirintico.

Laghetto di Santa Degna ad Aggius

Da non perdere il Museo Etnografico “Oliva Carta Cannas" (MEOC) e il Museo del Banditismo. Il primo è dedicato all’esposizione di oggetti e arredamenti tipici legati all’ambiente domestico, al mondo della tessitura e alla quotidianità. Il secondo raccoglie documenti e reperti relativi ai fuorilegge perseguiti durante la dominazione piemontese per le loro attività di contrabbando.

Museo MEOC
Museo MEOC ad Aggius

 

Da gustare

La gastronomia gallurese utilizza prodotti locali frutto della terra e dell’allevamento. Il piatto tipico più conosciuto e celebrato di Aggius è la zuppa gallurese “la suppa cuata”, preparata con fette di pane raffermo, formaggio fresco, pecorino grattugiato. Il composto viene bagnato con brodo di carne e cotto in una teglia “cuata” (nascosta) sotto la brace o dentro un grande recipiente, chiamato “lu caldari”. A piacimento la si può accompagnare con un sugo di carne di vitello, “lu ghisatu”.

Zuppa gallurese

Altri primi piatti tipici sono: gli gnocchetti “li ciusoni”, i ravioli di ricotta o formaggio “li bruglioni”; “li fiuritti” e “li taddarini”, sorta di tagliatelle.

Tra i secondi invece sono da segnalare: il capretto in umido “in brudittu”, la “faa oglia” preparata con bacelli interi di favette fresche, lardo salato e carne di maiale e la “faa cun laldu”, tipico del giovedì grasso, preparato con fave secche, carne di maiale sotto sale e foglie di cavolo verza.

Da non dimenticare i formaggi a pasta filata come “lu zucchittu” e “la panedda” e formaggi a pasta cruda come “lu casgiu ruzu”. Dai latticini nasce “la mazzafrissa” (panna mantecata con semola). Si può mangiare semplicemente da sola, con l’aggiunta di zucchero o miele, o come condimento per gli gnocchetti e le favette fresche. Se a fine cottura si aggiunge del formaggio vaccino fresco tagliato a dadini, si ottiene un altro piatto della tradizione aggese chiamato: “lu casgiu furriatu”.

Tra i dolci fritti tipici del carnevale ricordiamo “l’azzuleddi”, treccine, “li bruglietti” o chiacchiere, e le immancabili frittelle “li frisgioli longhi”. Tipiche del periodo pasquale sono le formaggelle “li casgiatini”, e le pesche di marmellata “li pessighi”.“Li papassini”, “la tulta” “lu pani di saba” (mosto cotto) e “li cuzzuleddi” vengono preparati per la commemorazione dei defunti. In occasione di “lu pulchinatu”, uccisione e lavorazione del maiale, si sfornano “l’ozatini” con pasta di pane e grasso di maiale (jelda).
Chiudiamo infine con “lu melisagru”, una melassa ottenuta dalla bollitura di acqua e miele con scorze d’arancia, da accompagnare con ricotta fresca, formaggi stagionati o con la “casgiulata”, conosciuta nel resto della Sardegna col nome di “seadas”.
Meritano una menzione i vini, i rossi ottenuti da vari vitigni autoctoni, mentre i bianchi degni di nota sono il Vermentino e il Moscato.

Cosa fare

Aggius conserva un vasto patrimonio di tradizioni e cultura popolare. La festa patronale in onore di Nostra Signora del Rosario e di Santa Vittoria, la prima domenica di ottobre, ha ancora un’appendice tutta profana nella così detta “festa di li Agghjani”, ovvero dei giovani, degli scapoli.

Le processioni e i riti della Settimana Santa, di origine spagnola, ma ancor prima bizantina, sono accompagnati dal canto salmodiante delle Confraternite del Rosario e di Santa Croce e dei cori tradizionali.

Il canto corale d’origine religiosa, che si basa sull’accordo di cinque voci fuse tra di loro ha da sempre rappresentato una delle attività di maggior rilievo della vita sociale di Aggius. Con il passare degli anni, accanto ai temi religiosi si sono innestati anche temi di contenuto profano.
Tre i cori principali che valorizzano e tramandano la tradizione corale aggese:

  • Il coro Galletto di Gallura”, il cui nome è da ricondurre al particolare appellativo attribuito da Gabriele D’Annunzio, nel 1928, al famosissimo maestro di canto Salvatore Stangoni, direttore del coro sin dalla sua fondazione, nella prima metà degli anni Settanta.
  • “Il coro Matteo Peru”, nato negli anni cinquanta per merito di Matteo Peru uno dei più significativi interpreti dei canti di Aggius.
  • Il "coro Balori Tundu”, prende il suo nome da e in onore di Salvatore Stangoni, noto ad Aggius con il soprannome di Balori Tundu ma passato poi alla notorietà come “Galletto di Gallura”.

Il Gruppo Folk Aggius mantiene viva la secolare tradizione del ballo.

Per gli appassionati di escursioni è possibile organizzare splendide passeggiate a piedi o in mountain bike seguendo vecchi sentieri pastorali, aspri e contorti.

 

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Aggius Comunità Ospitale