
Castel di Lucio
Castel di Lucio è un piccolo borgo in provincia di Messina di 1254 abitanti. Collocato sui monti Nebrodi a circa 750 metri di altitudine, è a 22 chilometri dalla costa tirrenica. Il suo territorio segna parte del confine tra la provincia di Messina e le province di Palermo e di Enna.
Il Borgo di Castel di Lucio
Venendo dalla costa tirrenica, lasciata la SS 113, dopo aver percorso la Strada provinciale 176, finalmente appare il centro abitato di Castel di Lucio: tante piccole case su cui spicca al centro la Chiesa Madre e il suo monumentale Campanile, mentre ad una estremità sono posti i ruderi del Castelluzzo e nell’altra si staglia il Convento dei Frati Francescani. Alle spalle del centro abitato, Monte Sambuchetti (1558 m.).
La piazza centrale del Borgo, su cui prospetta la Chiesa Madre, era un punto nevralgico di passaggio in cui veniva controllato il flusso di merci che si spostava dall’entroterra siculo verso i porti della costa tirrenica.
All’interno del Borgo sono disseminate tante piccole Chiese che custodiscono un prezioso patrimonio artistico, mentre portali in pietra e decorazioni impreziosiscono le case e le viuzze strette che offrono al visitatore squarci e angoli di incantevole pregio.
L'economia è prevalentemente agricola e spicca l'allevamento del bestiame per la produzione di formaggi e provole. Il clima mite e la presenza di corsi d'acqua rendono questo territorio particolarmente adatto alle colture olivicole e viticole
Insieme alla tradizione agricola e zootecnica, è ancora viva tra le tradizioni artigiane l'arte della tessitura, così come ancora praticate l'arte di incidere la pietra per farne portali e fontane e la forgia del ferro.
La Storia
Non è escluso che nell’area ove oggi sorge il centro abitato vi fossero preesistenti insediamenti di età greco-romana, legati alla vicina città di Halaesa. Tuttavia l’esistenza di Castelluzzo, così veniva chiamato il borgo almeno fino al 1862, data in cui venne adottata l’attuale denominazione, è databile con certezza mediante documenti scritti a partire dal 1271, anno in cui le terre di Castelluzzo vennero aggregate alla Contea di Geraci concessa dal Re Carlo d’Angiò a Jean de Monfort.
Nel settembre 1282, durante la rivolta dei siciliani contro il dominio francese dell’isola, chiamata guerra dei Vespri Siciliani, che porterà Pietro III D’Aragona sul trono del Regno di Sicilia, viene attestato, da documenti conservati presso l’Archivio Storico Siciliano, che il sovrano aragonese chiedeva all’Universitas di Castelluzzo e al suo Baiulo di inviare arcieri ed uomini armati a sostegno delle sue truppe. Ciò conferma che Castelluzzo era una comunità ben strutturata sotto il profilo giuridico-amministrativo.
Nel 1258 la Contea di Geraci passa alla famiglia Ventimiglia e con essa il Castelluzzo posto lungo il confine orientale della vasta area di dominio tra le Madonie e i Nebrodi. Nel 1308 Castelluzzo è aggregato alla Diocesi di Cefalù e vi resterà sino al 1844, anno in cui verrà aggregato alla Diocesi di Patti.
Il dominio della famiglia Ventimiglia sul borgo si estende sino al XVI secolo. Poi la Baronia viene concessa agli Anzalone, ai Larcan, a Giovanbattista Cuvello, ai Timpanaro e, infine, agli Agraz. In data 12 giugno 1726 il Re Carlo VI concede a Francesco Agraz il titolo di Duca di Castelluzzo.
Da vedere
Il Castello Normanno, un fortilizio edificato nel XIII secolo dai Ventimiglia. Nel testamento di Francesco Ventimiglia del 1337 il maniero viene annoverato tra i diritti feudali della sua Contea. In origine doveva consistere in una fortificazione quadrangolare protetta da una cinta muraria. Successivamente, il Barone Antonio Ventimiglia fece realizzare sul lato più vulnerabile della fortezza due torri cilindriche. Nel XVI secolo il Barone Cesare Ventimiglia, ecclesiastico, vi fece realizzare all’interno una cappella. Nel 1621 venne commissionata la costruzione di una calotta emisferica a copertura della “Turris magna”. Fino al 1840 la struttura era in buone condizioni ed abitata.
La Chiesa Madre, la principale chiesa del Borgo la cui edificazione venne avviata nel 1499 su iniziativa dei Giurati che acquistarono un fabbricato privato per destinarlo al culto, ma anche alle riunione dei giurati e del feudatario o dei suoi rappresentanti. Successivi ampliamenti consentirono di conferire al tempio la forma attuale a tre navate. Poi venne edificata la cupola ottagonale e infine il campanile (1916).
All’interno si conservano autentici capolavori. La custodia marmorea del Santissimo Sacramento opera di Bonifazio e Antonino Gagini del 1544. Il gruppo ligneo di Cristo flagellalo da due manigoldi opera di Giovanni Battista Li Volsi del 1607. Il fonte battesimale realizzato nel 1565 su commissione di Domenico Torchevia. La statua lignea di San Placido realizzata da Giuseppe Li Volsi nel 1599 elevato a protettore della comunità ed ancora oggi venerato con particolare devozione. Di notevole pregio anche il Pulpito, l’Altare dell’Immacolata e il Fercolo di San Placido realizzati nei primi anni del secolo scorso dall’ebanista castelluccese Nicolò Campo.
Il Convento dei Frati Francescani e Chiesa della Madonna del Soccorso. La sua prima fondazione da parte dei Frati Minori riformati risale alla seconda metà del 1500. Distrutto da una frana, venne avviata la ricostruzione nel 1612 su iniziativa dei Giurati. Nel 1786 ai piedi dell’altare maggiore venne collocata la sepoltura del Duca di Castelluzzo Giuseppe Maria Agraz. Nel 1812 la volta a botte venne affrescata dall’artista Salvatore de Caro. Il quadro centrale illustra la dedicazione della Chiesa in cui San Francesco offre Castel di Lucio alla Madonna del Soccorso.
Meritano particolare attenzione la cinquecentesca statua lignea di scuola napoletana della Madonna del Soccorso e il complesso ligneo raffigurante l’Annunciazione realizzato da Noè Marullo agli inizi del Novecento.
L'Oratorio del SS. Sacramento è in prossimità della piazza principale, nello stesso isolato della Casa dei Giurati. Fu fondato agli inizi del 1700 quando la Confraternita del SS. Sacramento decise di avere una sede autonoma essendo sino dalla sua fondazione, nel 1593, ospitata della Chiesa Madre. La Chiesa dell'Oratorio venne arricchita di stucchi tardo-barocchi. Finiti i lavori venne affidato a Giuseppe Brusca, pittore di Cinisi, di dipingere “l’Ultima cena”.
La Chiesa di San Carlo, sede dell'omonima Confraternità, è stata costruita agli inizi del Seicento e riedificata nel 1750. Al suo interno si trova una grande tela del Seicento raffigurante San Carlo in atto penitenziale. Molto suggestiva è la volta a botte affrescata con scene bibliche da Salvatore De Caro. Si trovano altresì opere dei maestri ebanisti di Castel di Lucio: l’altare dedicato allo Spirito Santo dell’artista Antonio Stimolo e un pulpito ottagonale dell’artista Nicolò Campo.
La Fiumara d'Arte. Si tratta di un parco di opere a cielo aperto realizzato da diversi artisti su iniziativa del mecenate Antonio Presti nell’area dei Nebrodi occidentali. E’ la produzione artistica più rilevante del Novecento che ha interessato la Sicilia.
Dopo la morte del padre, Antonio Presti ha pensato di dedicargli una scultura commissionata a Pietro Consagra da collocare nel letto della fiumara di Tusa. Venne realizzata così nel 1986 l’opera “La materia poteva non esserci”.
Da qui l’idea di realizzare lungo la fiumara o in prossimità, altre opere.
Nel 1989 veniva realizzata lungo la strada provinciale Castel di Lucio –Pettineo “Una curva gettata alle spalle del tempo”di Paolo Schiavocampo: un monolite di cemento armato coperto di lamiere di ferro che assume la forma di una vela battuta dal vento e che conferisce al luogo un senso di eternità e mistero.
“Il labirinto di Arianna” di Italo Lanfredini è forse l’opera più suggestiva dell’intera Fiumara, collocata sulla collina in prossimità del centro urbano di Castel di Lucio, dalla quale si domina tutta la fiumara. L’opera richiama la cultura classica e la mitologia greca. Il labirinto è in realtà un grande grembo al quale si accede per immettersi in un percorso di ricerca di se stessi per poi rinascere.
All’ingresso dell’abitato di Castel di Lucio dei pannelli colorati arricchiscono la Caserma dei Carabinieri. L’opera di grande vivacità cromatica si chiama “Arethusa”ed è stata realizzata da Pietro Dorazio e Graziano Marini.
Da gustare
Tanti i prodotti e le ricette di Castel di Lucio, anche se la principale risorsa del paese sono i formaggi ed in particolare la provola. La ricotta farcisce la focaccia di pane (tabisca ca ricotta ) durante la Festa di Primavera. Pasta e fagioli o ceci, cardi fritti e “baccalà fritto” con contorno di finocchietti selvatici lessati, è il pranzo imbandito il giorno di San Giuseppe. E poi ”i cudduruni cu zuccaro o cu sali”, i “favi squadati”, “tabisca” condita e cannoli.
Cosa fare
Tante e varie le possibili escursioni.
BOSCO MONTAGNA. Ad appena un chilometro dal centro abitato, si imbocca la strada rurale che conduce a San Mauro Castelverde. Percorsi due chilometri appare il bosco montagna in tutta la sua grandezza. E’ possibile percorrere le diverse stradelle interne che conducono alla vetta a più di 1200 metri di altezza dalla quale si ammirano le Madonie e i Nebrodi e l’Etna. All’interno vi è un’area attrezzata dove potere sostare e consumare il pasto.
SENTIERO CALVARIO. Alle spalle del Convento dei Frati minori, dopo un breve tratto di strada, ci si immette in un sentiero e dopo qualche chilometro si raggiunge un altopiano detto “CALVARIO” dal quale si gode di un panorama suggestivo che abbraccia mare e monti.
CHIESA SAN SALVATORE E LABIRINTO DI ARIANNA
In una collinetta che si frappone tra il centro abitato e la costa si trova la Chiesa del SS. Salvatore e l’opera di Fiumara d’Arte “Il Labirinto di Arianna”. Dalla collinetta si godono paesaggi di incantevole splendore, tra mari e monti, tra valli e fiumare. In passato la Chiesa del SS. Salvatore era meta di pellegrinaggi in occasioni di carestie, guerre o altre gravi calamità. Ogni anno il 6 agosto si celebra la S. Messa in occasione della Festa della Trasfigurazione.
CHIESA SPIRITO SANTO. Lungo la vecchia mulattiera che un tempo si percorreva per raggiungere Mistretta, sorge ai piedi dell’abitato la chiesetta dedicata allo Spirito Santo. Se si prosegue si raggiunge il ponte di Mistretta ed è possibile scorgere i ruderi del vecchio mulino ad acqua.
PALMENTO STIMOLO. In contrada “Calcara”, lungo il tratto della SP 176 che conduce a Mistretta, si trova, su una roccia affiorante, un fabbricato di modeste dimensioni che al suo interno conserva uno dei palmenti più antichi del territorio di Castel di Lucio risalente probabilmente al XV secolo, la cui vasca e il tino sono scavati nella roccia. I proprietari ne hanno fatto dono all’amministrazione comunale che in attesa dei lavori di restauro a breve lo renderà fruibile ai visitatori.
Durante l’anno vi sono diverse feste religiose e manifestazioni.
Festa della Madonna del Soccorso e San Placido. Il 19 e 20 agosto di ogni anno si festeggiano i protettori di Castel di Lucio. In tale occasione il visitatore ha la possibilità di vivere intensi momenti espressione della religiosità di un popolo devoto ai suoi protettori. Il giorno 10 agosto sul Campanile della Chiesa Madre viene affisso il “ferio” un drappo rosso che riporta le insegne del martire benedettino e che simboleggia l’avvio del periodo di festa.
Il 19 agosto viene festeggiata la Madonna del Soccorso con processione serale. A seguire alle ore 21.00 iniziano i festeggiamenti in onore di San Placido con la tradizionale “calata a cira”, che consiste in una processione in cui vengono portate le reliquie e gli ornamenti del Santo dalla chiesa di Santa Lucia alla chiesa Madre accompagnati dai fedeli. Alla fine della processione iniziano i solenni Vespri preceduti dalla “Acchinata di San Pla”, attraverso un meccanismo ad organo la Statua viene fatta salire lentamente fino in cima alla scalinata, simulando l’ascesa al cielo del martire.
Il 20 agosto è il giorno dei festeggiamenti del santo patrono, San Placido. Durante la mattinata vengono raccolti i voti dei fedeli che hanno ricevuto una grazia. Nel pomeriggio si tiene l’asta degli eventuali animali offerti (bovini ed ovicaprini). Alle ore 18.00 inizia la processione per tutte le vie del paese. Nel corso della processione al passaggio in piazza i portanti fanno ballare il Santo “a ballatedda i san Pla”.
La festa di San Placido viene anche celebrata il 4 e 5 ottobre di ogni anno.
Quarantore e Settimana Santa. La Settimana Santa viene celebrata con particolare devozione e con riti unici e suggestivi.
Intanto ad inizio del periodo quaresimale, nella domenica di carnevale, la Confraternita di San Carlo, nel proprio Oratorio, organizza le quarantore che si protraggono anche nei giorni successivi di lunedì e martedì. L’unicità consiste nell’addobbo della Chiesa che viene arricchita con archi di arance che ricoprono soffitti, pareti ed altari in un'atmosfera molto suggestiva.
Ad inizio della Settimana Santa è la Confraternita del SS. Sacramento che organizza le altre quarantore nell’Oratorio del SS. Sacramento. Anche in questo caso la Chiesa è arricchita di arance.
Nel giorno dedicato a San Giuseppe, oltre ai festeggiamenti religiosi, vengono organizzate “ I VIRGINEDDI”, tipico pranzo che inizialmente veniva offerto ai più bisognosi e a tutta la comunità dalle famiglie che avevano ottenuto una grazia dal Santo. Da alcuni anni è il Comune che li organizza in collaborazione con le famiglie.Il pranzo comprende:pasta e fagioli o ceci, cardi fritti e “baccala fritto” con contorno di finocchietti selvatici lessati, e, per frutta,le arance.
L'ultima domenica di Maggio o la prima di giugno si svolge ogni anno la Festa di Primavera. La manifestazione, organizzata dal Comune, è un’occasione per immergersi nella natura del Bosco Comunale Montagna, respirando aria pura e gustando prodotti tipici come la “tabisca ca ricotta” (focaccia di pane farcita con ricotta).
I Festeggiamenti in onore di San Pietro e Paolo, il 29 giugno, sono a cura della Pro Loco, in collaborazione con l'Amministrazione comunale.
La Festa degli Antichi Sapori, è una manifestazione che ricade nell’ambito della programmazione estiva. E’ organizzata dal Comune intorno al 12 agosto. Consiste nel proporre la degustazione di prodotti tipici della tradizione quali ”i cudduruni cu zuccaro o cu sali”, i “favi squadati”, “tabisca”condita e cannoli. La degustazione è associata da qualche anno a serenate con gruppi di cantori che allietano la serata per viuzze e balconi fioriti.
La Sagrad du Cascavaddu è la manifestazione più importante e rappresentativa che mette in evidenza la principale risorsa del paese: la provola. Si svolge il 17 agosto di ogni anno. I partecipanti possono assistere alle varie fasi della lavorazione del latte e degustare lacciata, tuma, ricotta, formaggio e provole.