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Il Borgo di Bisacquino

Il nome "Bisacquino" ha un'etimologia incerta. Sembra infatti che derivi dal latino "bis-acqua", ovvero "molto acquoso", ma potrebbe anche derivare dall'arabo "busekin", cioè "padre del coltello".

Il territorio di Bisacquino è composto da tre aree distinte, non confinanti tra loro: una di queste aree, San Biagio, ha una posizione molto particolare poiché si trova incuneata nel territorio della provincia di Agrigento, diventando così una specie di isola amministrativamente legata a una zona diversa da quella in cui sorge.

Dal punto di vista storico, Bisacquino rappresenta uno dei centri dell'entroterra palermitano di maggiore importanza grazie alla sua ricchezza culturale e architettonica.

La Storia

L'origine del borgo è incerta. Alcune testimonianze risalenti agli albori della storia ritrovate nella zona sembrano risalire al periodo protostorico, a circa 8000 anni fa. Di certo si sa solamente che il territorio che circonda il paese è stato abitato, nel corso dei millenni, da Sicani, Greci, Cartaginesi, Elimi, Romani e Saraceni.

Il centro storico del paese ricorda, nelle sue espressioni architettoniche e urbanistiche, le radici di matrice araba che fanno parte della sua storia.

Durante il XII secolo Bisacquino e il territorio circostante diventano dominazione normanna e vengono ceduti da Guglielmo II "il buono" all'arcivescovo di Monreale, che ne fa suo feudo. Bisacquino resta sotto la giurisdizione di Monreale per seicento anni, fino al 1812, quando passa sotto la dominazione borbonica.

L'unificazione d'Italia porta malcontenti tra le fasce più povere della popolazione: il malcontento cresce fino a sfociare nell'organizzazione di leghe contadine dette "fasci" che nascono per chiedere una distribuzione delle terre che fosse più equa. Queste proteste però non vedono un esito positivo e conseguenza di ciò sarà la grande migrazione di popolazione locale verso le Americhe, tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Tra i tanti migranti, quello sicuramente più famoso fu il regista cinematografico Frank Capra, nato a Bisacquino nel 1897.

Da vedere

Il centro storico del borgo presenta una chiara impronta dell'antica dominazione araba: conta 18 chiese, tra cui la maestosa Chiesa Madre in stile barocco. Suggestive sono inoltre le piccole strade tortuose, i vicoli, i cortili, i numerosi archi e le tante fontane che rendono questo luogo unico.

La Chiesa Madre nel suo aspetto attuale è la terza fase costruttiva, in stile barocco, di una chiesa medievale che nasce più o meno in contemporanea con le origini del centro abitato come oggi lo conosciamo, al centro del borgo, vicino alle sorgive. Si tratta di una chiesa dall'interno spettacolare, del quale colpiscono soprattutto gli stucchi dorati di scuola serpottiana.

Da visitare è anche la Chiesa di San Francesco d'Assisi, risalente al XVI secolo e caratteristica per il suo particolarissimo campanile di forma triangolare, uno dei pochissimi in Europa costruiti con quella forma.

Il Santuario della Madonna del Balzo, invece, sorge sul dirupo del Monte Triona a 950 metri sul livello del mare. Fu costruito tra il 1664 e il 1679 e rappresenta un vero e proprio miracolo architettonico se si considera il periodo storico in cui venne edificato. Il complesso è costituito da una chiesa e dall'eremo annesso ed è collegato al paese da un'antica strada acciottolata.

Il Museo Civico, invece, venne istituito nel 1984. Di recente è stato trasferito nell'ex convento dei Cappuccini, edificio risalente al Seicento. Durante una visita al museo si possono scoprire tutti gli aspetti della vita e della quotidianità della comunità del luogo: qui sono conservati molti reperti di grande interesse storico e antropologico, ma anche archeologico e paleontologico, artistico e naturalistico. Di grande pregio è poi il materiale che racconta l'artigianato locale, ordinato secondo il "ciclo di lavoro": qui si trovano gli attrezzi del fabbro ferraio, del coltellinaio, del falegname, del calzolaio, eccetera. Infine, suggestiva è la ricostruzione dell'interno di una casa contadina, con annessi stalla e frantoio per le olive.

Sempre in tema di antichi mestieri, una visita merita anche la "Bottega - museo dell'orologio": è l'antica bottega degli orologiai Scibetta che, all'inizio dell'Ottocento, avviarono l'attività di costruttori di orologi da torre, raggiungendo grandi successi in tutta la Sicilia e anche al di là dei suoi confini.

Durante una visita al borgo e ai suoi dintorni, da vedere sono anche l'archivio storico, il teatro comunale e l'orto botanico.

Infine, per chi ama la natura, da non perdere è un'escursione nei Monti Sicani, che si estendono tra le province di Palermo e Agrigento, distribuendosi su una superficie di oltre 1000 chilometri quadrati. I rilievi più alti sono Monte Cammarata (m 1578), Monte Barracù (m 1457), Monte Rose (m 1436) e Serra del Leone di cui il Pizzo Stagnataro (m 1317), è la punta più elevata. 

Da gustare

Tipici della cucina locale sono i savoiardi, biscotti a base di farina, uova e zucchero, ma anche le "paste nere", preparate con farina, mandorle macinate e zucchero, e la "pignoccata", a base di mandorle intere e miele fuso, che si prepara soprattutto per la festa di San Giuseppe, il 19 marzo.

Il prodotto che più caratterizza la tavola di Bisacquino è rappresentato dalla cipolla "Busacchinara", biotipo coltivato esclusivamente in questo territorio: si tratta di una cipolla dalla forma rotondeggiante ma schiacciata ai poli, rosso-violacea e spesso caratterizzata da venature biancastre. Per omaggiare la qualità di questo prodotto negli ultimi anni si festeggia la Sagra della cipolla Busacchinara, intorno a ferragosto, quando si preparano e offrono in degustazione piatti cucinati con questo particolare tipo di ortaggio.

Cosa fare

Per gli amanti delle escursioni nella natura, la rete sentieristica sicana è un'occasione unica per ammirare il patrimonio paesaggistico della zona. Si tratta di una rete di sentieri dedicati all'escursionismo e al trekking che collega i centri abitati con le quattro riserve naturali del territorio, attraversando paesaggi mozzafiato e borghi incantevoli, toccando masserie, aree archeologiche, castelli, eremi, mulini e conventi. I sentieri conducono anche ai rifugi che l'Azienda Foreste mette a disposizione per poter pernottare all'interno delle riserve.

La vita del borgo è scandita da feste e manifestazioni che riportano ancora oggi alla luce le antiche tradizioni e la cultura locale.

La festa di maggiore portata è sicuramente la Festa del Crocefisso "Tir di Maju". Si festeggia il 3 maggio ed è la festa più antica (risale al XVII secolo) e spettacolare del borgo: raggiunge il suo culmine di intensità durante il pomeriggio, quando la processione si snoda per le vie principali del paese. Si tratta di una sfilata altamente suggestiva, composta da una grande bara lignea detta "vara", in stile barocco, alta 6 metri e dal peso di circa 20 quintali: questa "vara" viene portata a spalla da circa ottanta devoti ed è preceduta da una trentina di statue di santi. Emozionante è poi la conclusione, quando alla "vara" si avvicinano le statue della Madonna e di San Giuseppe, che si avviano verso la Chiesa Madre e, prima di entrarvi, si fermano per ricevere "l'inchino" dei santi.

Importante per la comunità locale è anche la festa della Madonna del Balzo, che si festeggia il 15 agosto. Secondo la tradizione, la Madonna si manifestò nel 1664 con i "miracoli del Monte Triona": per devozione, gli abitanti del luogo costruirono per lei un saltuario collegato al paese da una semplice strada di ciottoli, fiancheggiata da 14 croci in pietra e due obelischi. Dal 1 al 15 agosto, ogni mattina, un gran numero di fedeli si reca a piedi (spesso scalzi) in pellegrinaggio fino al santuario, dove si celebra la messa e si cantano inni religiosi nel dialetto locale. Il 13 agosto inizia poi la vera e propria festa, che dura tre giorni: ogni giorno si eseguono giochi e la banda del paese suona per le vie del borgo illuminate a festa. In questo contesto inoltre è molto interessante anche la sacra rappresentazione "Nostra Matri di Lu Vazu" di Vincenzo Parrino, che narra il ritrovamento dell'Immagine della Madonna del Balzo e il suo primo miracolo.

Anche i riti del Venerdì Santo sono un momento di particolare intensità. Tutto inizia alle ore 13.00 del Venerdì Santo con la rappresentazione della crocefissione di Cristo sul Colle del Calvario, dove un coro di cantori intona fino a sera le antiche "lamentanze di la passione".

Altre feste tipiche del borgo sono "La vestizione di lu Bamminu" (6 gennaio), "L'artara di S. Giuseppi" (19 marzo) e il Carnevale Bisacquinese, che affonda le sue radici alla fine del Seicento e per questo si può vantare di essere il più antico carnevale della Sicilia.

LINK UTILI

- Pro Loco di Bisacquino