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Non spegniamo la luce

19.03.20

Nell’ora più buia per il nostro Paese, un barlume di speranza può arrivare proprio dai borghi.

Una pennellata scura che ha improvvisamente spento la luce della nostra quotidianità, scacciando via le certezze, le libertà di scelta e di movimento. Le nostre città ai tempi del Covid-19 sono spazi vuoti e senza voce, che respirano in silenzio sotto l’alito di una primavera anticipata. Ma proprio ora che tutto si è fermato, la bellezza dei luoghi e degli edifici si fa più nitida. In quello che il poeta Franco Arminio ha definito “un abisso senza volto”, il bagliore delle piccole cose si fa avanti con innata timidezza.

E sono forse i Borghi Autentici e gli agglomerati minori, vittime ormai da anni di una paralisi socio-demografica costante, ad offrirci lo spunto per continuare a coltivare la speranza per il futuro, nonostante tutto. La resilienza latente, il senso di comunità, la solidarietà diffusa. In questo tempo dilatatosi d’improvviso dove si intrecciano paura e impotenza, l’alterità si sta modificando nella forma e nel contenuto. Quando dall’altro possono dipendere il male o la salvezza, infatti, una nuova idea di prossimo si sta materializzando. Negli angoli delle nostre città deserte si sta dunque rimodulando un nuovo concetto di società, dove si è “disposti a rinunciare alle libertà personali per raggiungere un obiettivo comune” (Ezio Mauro).

L’auspicio, allora, di vivere questi giorni di buio con la certezza di poter comunque riaccendere la luce, grazie alla brace che sta già ardendo nel tessuto sociale di territori e comunità che ce la vogliono fare. La vicinanza sincera e riconoscente a tutto il personale sanitario e ai nostri Sindaci impegnati in prima linea in questa terrificante lotta contro l’invisibile. Il dovere imprescindibile, per ciascun cittadino, di rimanere in casa per salvaguardare se stesso e gli altri. Lo sforzo collettivo, infine, di non spegnere la luce per un domani più brillante e radioso.