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Dalla vulnerabilità all’empatia ritrovata: la storia di Valentano

21.07.21

La testimonianza di Stefano Bigiotti, Sindaco del borgo di Valentano, sull’impatto provocato dalla pandemia sulla propria comunità

Nel cuore dell’Alta Tuscia Laziale, là dove eccellenze naturalistiche come il Lago di Mezzano e la vicina Roverella plurisecolare (Monumento Naturale) si intrecciano con peculiarità storico-artistiche di pregio come la Rocca Farnese, il Palazzo del Comune e la Chiesa di Santa Croce (derivante dall’antico sacello di Santa Maria dei Battenti, eretto presumibilmente nel XV secolo), sorge il caratteristico borgo di Valentano (VT). Sconvolto come il resto d’Italia dallo scoppio della pandemia, il territorio ha saputo reagire ritrovando uno spirito di solidarietà comunitario, come ci ha raccontato il Sindaco Stefano Bigiotti.

Nessuno avrebbe mai immaginato di vivere una situazione come quella a cui ci ha messi di fronte la pandemia dovuta al diffondersi del virus da Covid 19. Se da un lato tutto questo ci ha resi fragili e di colpo vulnerabili, dall’altro ha risvegliato nella maggior parte delle persone quella empatia che, uno stile di vita caratterizzato dalla frenesia e dalla concentrazione su se stessi e sui propri interessi, aveva soffocato.

Lo stato di emergenza che contraddistingue la nostra quotidianità ormai dal marzo del 2020, ha evidenziato tante storie di vulnerabilità anche nelle realtà minori, dove forse non ci si immaginava ve ne fossero. Dall’inizio della pandemia, dunque, la comunità non è più soltanto un concetto teorico, ma un insieme di persone legate da un forte sentimento di solidarietà e pronte a sorreggersi le une alle altre.

Mai come in questo periodo, poi, il Comune inteso proprio come luogo fisico, è stato il punto di riferimento di tutta la cittadinanza, anche per le questioni private. A Valentano, ad esempio, una signora che non riusciva a contattare la propria banca sita in un altro paese, si è rivolta a noi chiedendo supporto operativo vista la sua situazione di non autosufficienza. Dopo una forte agitazione iniziale, la situazione si è risolta in breve tempo con qualche telefonata.

Talvolta, poi, qualcuno ha dovuto affrontare la propria positività al virus in totale solitudine, con l’impossibilità di rivolgersi a parenti o ad amici per l’acquisto della spesa necessaria. In tal senso si è immediatamente attivata una catena di solidarietà diffusa, con i negozianti che hanno accettato di “segnare” la spesa e di consegnarla alla Protezione Civile affinché procedesse con la distribuzione a domicilio il prima possibile.

In questo senso merita di essere qui sottolineato l’imprescindibile ruolo svolto dai volontari della Protezione Civile e della Croce Rossa. I primi hanno spesso fatto da ponte con le famiglie divise da pochi chilometri ma residenti in comuni differenti, svolgendo altresì un servizio di vero e proprio “recupero” all’aeroporto verso i concittadini in rientro da altri paesi europei. I secondi, invece, hanno confortato i più bisognosi anche attraverso la consegna a domicilio dei medicinali. Un giorno una signora anziana, grata per il servizio offerto, ha invitato i volontari nel proprio giardino affinché raccogliessero le primizie dalle sue piante!

Il drammatico buio della pandemia ha dunque contribuito a rispolverare un valore fondamentale per il benessere comunitario: quello della solidarietà”.