Tu sei qui

Lodè è un tipico borgo montano medievale, che sorge tra la catena calcarea del Monte Albo e i monti granitici di Bitti, Buddusò e Alà dei Sardi, proprio ai piedi del Monte Calvario. Il suo territorio appartiene alla regione storica nota come Alta Baronia.

Il Borgo di Lodè

Borgo ricco di storia, Lodè si caratterizza per le bellezze naturali del territorio come il Montalbo, la vicinanza al Parco Regionale Naturale Tepilora, per la cultura e per le tradizioni popolari fortemente radicate e per un centro storico da scoprire e ammirare.

Il paese è ricco di acqua grazie alla vicinanza del Rio Mannu, con la cascata di Sos Golleos, che ha favorito l’economia agro-pastorale su cui da sempre si basano le attività della comunità.

La Storia

Testimonianze archeologiche risalenti al Neolitico Recente (IV millennio a.C.) indicano le origini molto remote dell’abitato di Lodè.

I più antichi documenti scritti su Lodè risalgono al 1100 circa, periodo in cui La Villa di Lodè faceva parte del Giudicato di Gallura.

Nel 1431 fu infeudato sotto il controllo di Nicola Carròz d’Arborea, insieme alle ville di Posada, Torpè e Siniscola, con il nome di Baronia di Posada.

Da vedere

Il centro storico di Lodè è caratterizzato dalle tipiche case in pietra, decorate con i caratteristici balconi in legno, materiale utilizzato anche per vecchie capanne-rifugio dei pastori, sos pinnettos, ancora presenti nelle campagne.

Di particolare interesse sono le chiese del paese, alcune delle quali risalgono al Medioevo: quella di Sant’Antonio da Padova (Patrono di Lodè), la chiesa de Su Rimediu, de Sa Purissima, di San Giovanni Battista, e la chiesa de Sa Itria, che ospita la statua della Vergine d’Itria risalente all’800. Inoltre, suggestiva è la chiesa di S. Anna situata sull’omonimo altipiano, da dove si può godere di una spettacolare vista del mare e della montagna.

Lodè – Panorama (02) di Gianni Careddu – Wikimedia

Da visitare il nuraghe Sa Mela, sul Monte Prana, e alcune tombe di giganti e diverse domus de janas che gli abitanti chiamano sas calas ‘e sos naneddos, ossia le piccole grotte dei nani. Dal Monte Prana è possibile scorgere le fondamenta degli antichi villaggi di Sos Lothos e Thilameddu.

Per gli amanti del trekking si consiglia la visita del Parco di Tepilora, che offre sentieri immersi nei boschi, e gli itinerari del Montalbo ,tracciati in collaborazione con il CAI, che consentono di raggiungere la cima del monte da cui si gode della vista del mare (da Tavolara a Cala Gonone), nonché di un’ampia vista dell’entroterra dove si possono ammirare da quell’altezza la maggior parte dei piccoli borghi della Baronia.

Da gustare

Come in quasi tutti i borghi della Sardegna anche Lodè vanta una tradizione molto duratura della preparazione del pane. Numerose sono le varietà di pane e le pietanze con alla base questo alimento: “Su coccone” dalla consistenza dolce; “Sa simula”; “Sos calistros”; “Su pane a trocheddu o carasatu” sfoglia di pane sottile e croccante, che si può consumare in tempi medio lunghi; “Sas Cozzulasa” il cui composto può variare, ovvero “de ricottu” (con ricotta) o “de gheda” (con piccoli pezzi di carne e lardo); “Sas casatinas” pasta di pane con sopra del formaggio fuso; “Sas gathasa” fritelle fatte con pasta di pane, acqua, lievito ed acquavite; “Su cocconeddu chin s’ovu” la cui forma può variare (treccia, gallinella, borsetta) e viene preparato nel periodo di Pasqua per i bambini.

Dolci tipici di Lodè sono le “Orugliettas”, fatte con sottilissima pasta sfoglia d’uovo e ricoperte con un leggero strato di miele; “sos amarettos” biscotti fatti di pasta di mandorla dolce e amara, e l’inconfondibile “Aranzata”, croccante fatto di mandorle dolci, buccia di arancia sottile e piccoli pezzi di pasta di pane fatti con farina di grano, “graneddoso”.

Tra le ricette tradizionali troviamo “Sa manicatura” che può avere due varianti, ovvero “custiglia” con puntine di maiale, patate, cavolo, cipolla e ceci oppure carne di pecora, patate e cipolla. “Su pane vratau” si cucina con vari strati di pane carasatu bagnati in acqua calda e sale, con sopra sugo e pecorino grattugiato. Il piatto poteva essere reso più ricco ponendo sopra l’ultimo strato un uovo in camicia.

re reso più ricco ponendo sopra l’ultimo strato un uovo in camicia.

Cosa fare

La comunità di Lodè è molto legata alle tradizioni secolari e alle feste religiose che ancora si tramandano intatte da secoli. Il 16/17 gennaio si festeggia Sant’Antonio Abate, “Sant’Antoni ‘e Su Ocu”. Nella prima giornata i bambini eseguono il rito del “Jumpare su Ocu”, passano di casa in casa per avere in dono frutta, dolcetti e “sos calistros”, tipico pane dolce realizzato ad intreccio. Nel mentre gli uomini partono dalla mattina presto per S’erimu, ovvero il taglio delle frasche da parte delle varie compagnie di giovani per realizzare, nel pomeriggio il falò in piazza. Nel pomeriggio, in seguito alla benedizione del falò da parte del parrocco, i giovani più intraprendenti tentano l’arrampicata in “Sa Pompia”, un lungo tronco issato al centro del falò, all’altezza di circa 15/20 metri). Nella giornata del 17 gennaio si celebra la messa e la processione in onore del Santo.

Per carnevale si svolge la sfilata delle maschere tradizionali del paese, quali “Sas Mascheras Nettas” e “Su Maimone” accompagnate da carri allegorici.

Fuoco di Gabriele Sanna – Wikipedia

Molto suggestivi sono i Riti della settimana Santa. Il Venerdi Santo si celebra il Rito de “S’Iscravamentu” seguito dalla processione, per le vie del borgo, con la statua del “Cristo Morto”. Da questa giornata in poi le campane sono sostituite da “Sos Tauleddos”, arnese composto da una tavoletta di legno con applicata una manichetta di ferro, con il quale i bambini girano per le vie di Lodè facendolo suonare per annunciare i momenti delle manifestazioni religiose. La Domenica di Pasqua si celebra “S’Incontru”: due distinte processioni partono rispettivamente dalla Chiesa Parrocchiale – processione composta principalmente da uomini che accompagna la statua del “Gesù Risorto”- e l’altra dalla Chiesetta de “Su Remediu” – con le donne che accompagnano la statua della Madonna. Le processioni confluiscono nella Piazzetta di S. Antonio dove avviene “S’Incontru” tra Gesù Risorto e sua Madre. Segue la solenne Messa di Pasqua.

Per la festa di Corpus Domini, “Babbu Mannu”, da tradizione si svolge la processione nel centro storico dove vengono allestiti diversi altarini addobbati con fiori bianchi e candide lenzuola, ricamate accuratamente a mano. Anche i balconi delle vie ove si snoda la processione vengono abbelliti con lenzuola o tovaglie e fiori, mentre per terra fungono da tappeto i profumati ramoscelli di menta e di elicriso – ovvero “erva de Santu Juanne” – che i fedeli, via via, raccolgono e portano a casa dopo la processione. La solennità della processione è accentuata, oltre che dai canti religiosi in sardo, anche dalla partecipazione dei cavalli e cavalieri vestiti a festa con il tipico costume locale.

L’ultima domenica di luglio la leva dei cinquantenni organizza la festa in onore di Sant’Anna, nella località omonima. Serate musicali e degustazioni di prodotti tipici caratterizzano l’evento. Un evento simile si ripete la prima domenica di settembre in occasione della festa di Santa Lucia organizzata dalla leva dei venticinquenni.

Per la festa di tutti i Santi, il 1 novembre, si svolge l’antico rito di Su Purgatoriu: i chierichetti, accompagnati da tanti altri bambini, passano di casa in casa e raccolgono viveri (pane tipico “Sas Paneddas”, pasta, formaggio, vino, ecc.) donati dalla comunità. Questi alimenti vengono consumati la sera durante una cena per la collettività.  

LINK UTILI