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Cammarata, in provincia di Agrigento, sorge alle pendici del Monte omonimo, a circa 700 metri di altitudine ed è circondato da boschi e aria salubre. L'esteso territorio comunale è parte della Riserva naturale orientata Monte Cammarata, la vetta più alta dei Monti Sicani.

Il Borgo di Cammarata

Il nucleo abitato centrale ha mantenuto le caratteristiche urbanistiche del borgo medievale. E' ricco di architetture religiose e fra le opere d'arte custodite in queste chiese alcune hanno un notevole valore artistico. Il territorio di Cammarata, grazie alle sue fertili terre, è sempre stato naturalmente predisposto alle attività agricole e a quella dell'allevamento di ovini e bovini. 

A Cammarata, passeggiando sulle antiche strade, fra quelle case, può accadere di respirare il profumo delle ginestre o quello del gelsomino, oppure l'odore delle buone pietanze che dalle finestre aperte, col bel tempo, si propaga lieve nell'aria, e ci si sente immersi nel tempo, come se il vento leggero impregnato di montagna sussurrasse la storia del paese.

La Storia

Il territorio di Cammarata fu abitato sin dall'epoca preistorica come testimoniano i numerosi reperti archeologici ritrovati anche nelle grotte di cui Cammarata è costellata.

Quando il conte Ruggero, nel 1087, concluse la conquista della Sicilia espugnando Agrigento e tutti gli altri castelli del territorio, anche il Castello di Cammarata cadde sotto la conquista normanna. Ruggero concesse il paese e le sue terre alla consanguinea Lucia, nominata Castelli Cameratae dominatrix, che governò con il figlio Adamo. Durante il loro dominio il paese conobbe un interessante sviluppo. Si ampliò il centro abitato, si moltiplicarono i casali distribuiti sul vasto territorio, venne costruita la chiesa dedicata alla Madonna di Cacciapensieri e l'attiguo convento dei frati minori.

La storia di Cammarata, dopo la morte di Lucia e quella di Adamo, fino al secolo XVIII, subì alterne vicende. Di questo lungo periodo, ricordiamo un assedio cominciato da un Moncada nel 1398 che si protrasse fino al 10 agosto del 1400, quando i cammaratesi, ormai sfiniti, si piegarono al nemico. Il paese venne saccheggiato e molti furono passati per le armi. In seguito il figlio del Moncada, o forse il nipote, volle imporre al paese un nuovo stemma, abbastanza singolare e nelle sue intenzioni offensivo per i cammaratesi: su sfondo azzurro si osserva una donna nuda che allatta due serpenti senza curarsi dei figli distesi ai suoi piedi. Certamente sapendo che lo stemma è stato imposto per offenderli, data la loro accanita resistenza e difesa contro l'invasore, questo può essere considerato come un vanto ed un onore per il paese.

La famiglia Abatellis con Giovanni prese possesso di Cammarata dopo il 1430 svolgendo un ruolo di primo piano in tante vicende del regno di Sicilia e della storia del paese. Federico Abatellis fu il fondatore del vicino paese di San Giovanni, inizialmente chiamato San Giovanni di Cammarata e in seguito cambiato in San Giovanni Gemini. Alla fine del 1500 Ercole Branciforte prese possesso di Cammarata, gli successe il figlio Francesco che governò saggiamente, occupandosi dell'amministrazione della giustizia per proteggere le classi deboli dalle prepotenze degli uomini più potenti. Gli anni che seguirono furono molto difficili per l'Isola e i gravi tumulti che si verificarono coinvolsero anche Cammarata.

Con Gugliemo Raimondo Luigi Moncada Branciforte cominciò l'ultima dinastia feudale di Cammarata che terminò con Giovanni Luigi Moncada Principe di Paternò nel 1812, quando in Sicilia venne abolito il feudalesimo.

Nei decenni che seguirono l'Unificazione d'Italia anche la popolazione di Cammarata soffrì per la crisi economica e la mancanza di sicurezza, ma sopratutto per la delusione che provò per un governo che si disinteressava delle condizioni dell'intera società siciliana. Verso la fine del secolo XIX anche a Cammarata si ebbero le ondate di emigrazioni verso le Americhe, specialmente verso gli Stati Uniti.

Da vedere

Del Castello di Cammarata rimangono parte dell'ala meridionale, con la torre carceraria, il rudere mangiucchiato di un'altra delle vecchie torri, le tracce delle fondamenta e delle pareti dei diversi ambienti dell'antica costruzione. Nella torre carceraria è stata allestita la mostra fotografica permanente di Salvatore Trajna, e nelle sei stanze sono stati istallati diversi pannelli espositivi, alcune teche in vetro e legno, e diversi impianti interattivi con PC e schermi che permettono la visualizzazione di filmati in 3D della storia di Cammarata e del suo territorio.

Accanto alla Torre è stato costruito un teatro all'aperto- tipo teatro greco. Una struttura moderna che bene si presta alla realizzazione di rappresentazioni teatrali, concerti, proiezioni di film, ecc..

Cammarata presenta un considerevole numero di architetture religiose, conservate dalla loro fondazione o in seguito ricostruite. 

La Chiesa Madre di San Nicola di Bari, datata 1640 è la ricostruzione di edificio d'epoca normanna del 1100. Ricca di opere d'arte ospita anche uno degli organi a canne più antichi della Sicilia. La sua costruzione è stata collocata nell'anno 1506 ad opera di Giovanni De Blundo, artefice pure in quel periodo, dell'organo maggiore della cattedrale di Cefalù, simile per tipologia a quello della Chiesa madre di Cammarata.

La Chiesa dell'Annunziata, del XIV secolo ospita anch'essa pregevoli opere d'arte. Comprendeva il Monastero delle Benedettine di cui sono visibili le mura perimetrali. La Chiesa di San Sebastiano precedentemente dedicata alla Madonna dell'Itria ospita le statue di San Sebastiano e San Rocco; al suo interno la Cappella delle Anime del Purgatorio

La Chiesa di Santa Maria di Gesù o santuario di Maria Santissima Cacciapensieri e convento dell'Ordine dei frati minori è stata ricostruita nel XVIII secolo per pericolo di crollo della precedente. La Chiesa di San Vito Martire, XVI secolo, a tre navate, si raggiunge attraverso una lunga scalinata in pietra. 

La Chiesa di Santa Domenica (Badia), un tempo annessa ad un convento di clausura, risale al XIII secolo.

Chiesa della Beata Maria Vergine Immacolata.

La Chiesa di San Giacomo,  visitabile sono esternamente è al 20° posto della classifica generale del 9° Censimento de “I luoghi del cuore” del Fai (Fondo Ambiente Italiano).

La Chiesa di San Biagio conserva quadri notevoli della Sacra Famiglia e della Natività. Nella piccola Chiesa della Madonna delle Grazie detta "del Barone", il quadro della Madonna con la corona d'argento

Chiesa della Madonna dell'Indirizzo.

La Chiesa di Santa Caterina fu edificata introno al 1530. E' decorata con stucchi del XVIII secolo.

La Chiesa di Sant'Antonio Abate e convento dell'ordine dei Predicatori di San Domenico è un complesso architettonico oggi adibito a istituto scolastico.

Le opere d'arte custodite nelle diverse chiese suscitano un grande interesse per i visitatori ed alcune di esse hanno un verificato valore artistico; fra queste ricordiamo soltanto la tela del 1625 di Pietro D'Asaro, detto il monocolo di Racalmuto, che raffigura S. Anna con accanto S. Gioacchino e un'opera di Miche Lapis del 1663 raffigurante S. Ignazio di Loyola e S. Francesco Saverio nell'atto di pregare la Madonna in favore di Cammarata, rappresentata nel suo caratteristico panorama.

Si ringraziano le classi terze e quarte del Liceo Scientifico di Cammarata dell'Anno scolastico 2015/2016 per le informazioni contenute nel loro progetto Progetto Monti Sicani Cammarata, dal quale sono state tratte alcune informazioni.

 

Da gustare

Il territorio di Cammarata, grazie alle sue fertili terre, è sempre stato naturalmente predisposto alle attività agricole e a quella dell' allevamento di ovini e bovini, e da sempre è stato considerato la patria del formaggio. La coltura principale è quella del grano duro e negli ultimi anni sono stati recuperati i grani antichi autoctoni che hanno ricevuto un notevole gradimento.

Non sono comunque da sottovalutare gli impianti fruttiferi, soprattutto pescheti ed uliveti, che hanno raggiunto ottimi livelli sul piano qualitativo guadagnando così su quello commerciale altrettanto gradimento.

Le aziende agricole e zootecniche presenti sul vastissimo territorio cammaratese sono numerose, oggi condotte da giovani imprenditori che hanno adeguato le masserie, ormai inadatte, con nuove tecnologie conservando però la genuinità e la peculiarità dei prodotti.

L'alimentazione del bestiame composta da pascoli ricchi di erbe e piante parecchio nutrienti ed aromatiche, garantiscono alla carne una qualità eccellente e infondono al latte un sapore dolce ed una fragranza particolare.

Negli anni parecchie aziende sono state trasformate in caseifici. I formaggi di alta qualità sono prodotti con latte ovino e vaccino, cine il tradizionale pecorino, prodotto con latte di pecora allevata al pascolo; il canestrato prodotto con latte misto di pecora e vacca; il caciocavallo, formaggio vaccino a pasta filata e salato in salamoia; in passato in occasione di alcune feste religiose, con la stessa pasta venivano realizzate delle piccole sculture che rappresentavano diversi animali, queste sculture sono chiamate ainuzzi e in questi ultimi anni sono state riprese e divulgate per farle conoscere alle nuove generazioni.

Fare la la spesa è semplice e nei negozi si trovano anche i formaggi, le mozzarelle e le ricotte di produzione locale, frutta e verdura si possono acquistare dai venditori ambulanti che percorrono tutte le vie del paese che avvisano i cittadini con le loro singolari chiamate ad alta voce; nei panifici il pane profuma di farina dei grani antichi e nelle macellerie è disponibile la carne degli allevatori locali.

 

Cosa fare

La Riserva naturale orientata Monte Cammmarata, la vetta più alta dei monti Sicani, è costituita da una parte dei territori dei comuni di Cammarata che comprende anche San Giovanni Gemini e Santo Stefano Quisquina, per un totale di duemila ettari di territorio appartenente al Demanio Foreastale. La Riserva è formata da boschi naturali di conifere e latifoglie che coprono in maniera armonica i rilievi ed in inverno quando la neve li ha quasi interamente coperti è facile immaginarlo come un paronama alpestre. 

L'Azienda Demaniale Forestale in numerosi punti della Riserva ha realizzato aree di ristoro con tavoli, la struttura con griglia per la cottura di carne e altri cibi, fontane d'acqua e bagni. Esistono anche diversi sentireri per chi vuole effettuare escusrsioni attraverso i quali si possono ammirare splendidi panorami e centinaia di specie erbacee endemiche e con un pò di fortuna si potranno incontrare anche specie fauniste protette.

La Riserva comprende anche il Fondo Salaci ex tenuta Coffari, un'area estesa 15 ettari, un esempio di macchia mediterranea di enorme interesse. In essa si alternano fitto bosco e presenze erbacee  di grande interesse botanico. La Riserva dispone di un'area attrezzata fornita di servizi igienici, punti cottura, sentieri natura, piste ciclabili e uno spazio arredato con giochi per bambini. All'interno di questa area protetta sono stati allestiti alcuni sentieri che consentono di conoscere il meraviglioso ambiente naturale. Di seguito ne segnaliano alcuni.

- Itinerario Pizzo della Rondine

Questo percorso è perfetto per godere della natura e dei paesaggi della Riserva, da questi luoghi si possono ammirare panorami stupendi della Sicilia centrale e dei Monti Sicani. Attraversando rigogliosi querceti con un florido sottobosco si giunge sulla vetta Pizzo della Rondine a quota 1246 m. s.l.m. da dove si può ammirare un panorama straordinario. Caratteristiche itinerario: punto di partenza SP 24 al km 9 dopo “ Casa Prussiano”; lunghezza del poersorso 6 km; tempo di percorrenza 3 ore; difficoltà media.

- Sentiero Monte Cammarata

Il sentiero percorre le scoscese pendici del monte, fra le folte boscaglie e gli estesi prati, fino a toccare la cima del monte dove si possono trovare particolari specie di una certa importanza botanica. Lungo il percorso ci si può fermare per osservare la niviera meglio conservata della riserva, costruita a mezza costa sfruttando una cavità naturale con una parete di pietra a secco. Dalla vetta si può godere di un panorama straordinario. Caratteristiche itinerario: punto di partenza SP 24 dopo il “Belvedere”; lunghezza del percorso 6,3 km; tempo di percorrenza 5 ore; difficoltà medio alta.

- Itinerario dei marcati

Lungo questo cammino è possibile soffermarsi per conoscere gli antichi marcati, i tipici ricoveri in pietra per l'allevamento degli ovini. Il marcatu in genere è costituito da: un rifugio per il pastore, chiamato pagliaru, dai recinti per gli animali, da una postazione per la mungitura, chiamata vadile, da un rifugio per gli agnellini rimasti orfani, chiamato zirmuni, e da una postazione adeguata per la produzione del formaggio e ricotta. Caratteristiche itinerario: punto di partenza SP 24 al km 22 ; lunghezza del percorso 7,8 km; tempo di percorrenza 3 ore e 30 minuti; difficoltà bassa.